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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 11:18.
Circa 800mila euro l'anno. A tanto ammonterebbe, secondo fonti giudiziarie, il costo dei servizi di manutenzione e assistenza informatica del Tribunale e della Procura della Repubblica di Roma. Secondo le stesse fonti, la metà della somma serve a pagare gli stipendi dei 25 dipendenti delle due aziende esterne che garantiscono il funzionamento della macchina della giustizia nella capitale. Costi non esorbitanti. Eppure, la carenza di risorse della giustizia italiana ha rischiato di fare inceppare il sistema. «Se il problema dei finanziamenti necessari a pagare le società che forniscono il servizio non fosse rientrato – commenta il segretario della sezione Roma e Lazio dell'Anm, Marco Mancinetti – ci sarebbe stata la paralisi, con la perdita del controllo sul registro generale dei reati e sui programmi applicativi ministeriali, nonché su tutta l'attività di riproduzione dei fascicoli processuali, dalle indagini del pm al dibattimento.
Ci sarebbe stata una regressione al sistema dei registri cartacei di 30 anni fa, con il ritorno alle fotocopie atto per atto. Si pensi - aggiunge Mancinetti - alla necessità di fotocopiare fascicoli di mille pagine per gli avvocati. Un lavoro impossibile per le cancellerie che, come da tempo denunciamo, sono sotto organico». Proprio le carenze di organico sono state denunciate a più riprese, nei mesi scorsi, dal presidente del Tribunale di Roma, Paolo De Fiore. (D. Lu.)