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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 06:40.
Lavori in corso sul nuovo redditometro, con l'obiettivo di avviare la sperimentazione a partire dal mese di marzo. Ovviamente previa presentazione del redditometro di seconda generazione alle associazioni di categoria. A indicare la tabella di marcia è stato il direttore dell'accertamento dell'agenzia delle Entrate, Luigi Magistro, a margine dell'incontro organizzato ieri a Roma dall'Accademia romana di ragioneria presieduta da Paolo Moretti.
A sottolineare le potenzialità del nuovo strumento e di quelli che l'amministrazione metterà in campo nei prossimi mesi è stato, invece, nella mattinata di ieri il direttore delle Entrate, Attilio Befera, intervenendo con il presidente dei commercialisti e degli esperti contabili, Claudio Siciliotti, alla trasmissione «Uno Mattina». «Dieci miliardi li abbiamo già portati a casa con la lotta all'evasione. E altri 6 miliardi li abbiamo recuperati sulle frodi nelle compensazioni (si veda il servizio qui sotto, ndr). Quindi sono 16 miliardi in più». Ma non è finita.
«In Italia - ha ricordato Befera - c'è una base di evasione di 100-120 miliardi: questi provvedimenti sono fatti per cercare di recuperare l'evasione. La strada intrapresa è quella giusta. Ma dobbiamo mantenere l'equilibrio». A partire dal redditometro che consentirà di confrontare le spese con il reddito dichiarato: «Noi metteremo a disposizione un software – ha spiegato Befera – affinché i cittadini possano adeguarsi. Per chi è in regola non cambia nulla: cambia per chi evade».
Per quanto riguarda il limite degli acquisti effettuati (3.600 euro), il direttore ha sottolineato che sarà necessario dare in più solo il codice fiscale: «Cambia per chi va in giro con il rotolone di contanti», ha detto.
La vera rivoluzione nella lotta all'evasione, comunque, sarà l'arrivo del nuovo spesometro, ovvero dei nuovi accertamenti sintetici. Come ha spiegato Magistro, sul sintetico l'amministrazione farà molto affidamento (non meno di 35mila accertamenti nel 2011) e gli accertamenti viaggeranno, nella stragrande maggioranza dei casi, a braccetto con le indagini finanziarie. In sostanza il fisco potrà ricorrere all'aiuto degli istituti di credito chiedendo loro i flussi finanziari del contribuente sottoposto a controllo e riferiti a un determinato periodo d'imposta. Il tutto con una sola interrogazione di periodo riferito a tutte le spese e investimenti effettuati. Quel dato che verrà comunicato al fisco sarà considerato reddito e spetterà allora al cittadino o all'imprenditore fornire la prova contraria e le necessarie giustificazioni in contradditorio.