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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 08:51.
LUGANO - All'Italia non piace la linea elvetica di mantenimento del segreto bancario e di opposizione allo scambio automatico di informazioni. Alla Svizzera non piace abbandonare quella che definisce la tutela della sfera privata e soprattutto non piace essere nelle liste nere italiane. È stato inevitabile, quindi, che i temi fiscali fossero presenti nell'incontro di ieri a Berna tra il ministro degli Esteri Franco Frattini e la sua omologa elvetica Micheline Calmy-Rey, che è anche presidente di turno della Confederazione.
«Ci consideriamo degli apripista», ha detto la Calmy-Rey. Frattini, che ha in seguito informato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sull'esito dell'incontro, ha richiamato una "pista francese" come possibilità per sbloccare le trattative tra Italia e Svizzera sulla revisione dell'accordo di doppia imposizione, che da tempo segnano il passo.
La Francia è uno dei Paesi con cui Berna ha firmato un nuovo accordo su questo capitolo, un compromesso con passaggi interessanti sulla collaborazione fiscale, evidentemente, secondo Roma. «La vicenda – ha detto Frattini – non è solo tecnica ma anche politica, coinvolge anche l'opinione pubblica ed il tema della trasparenza finanziaria e fiscale». Frattini ha anche ricordato la necessità di non peggiorare la situazione sul fronte della revisione degli accordi sui frontalieri italiani che lavorano in Svizzera.
La Svizzera sta nel frattempo trattando con la Germania e la Gran Bretagna per accordi bilaterali su una nuova imposta alla fonte che mantenga l'attuale segreto bancario ma che superi in ampiezza l'attuale euroritenuta. Accordi bilaterali che sono stati però criticati da Tremonti. I dossier fiscali costituiscono «un'autentica difficoltà», ha affermato la Calmy-Rey, che ha fatto riferimento anche al rifiuto italiano di ratificare il trattato tra Svizzera ed UE sulla frode, alle «misure discriminatorie» prese nei confronti di società elvetiche nella Penisola. Resta il fatto, al di di là delle difficoltà sui dossier fiscali, che i rapporti commerciali tra i due Paesi sono consistenti, con un volume simile a quello tra Italia e Russia, ha ricordato Frattini.