Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 08:09.
Studi di settore, lotta alle false compensazioni, redditometro. Tutti i protagonisti dell'evasione fiscale arrivano sui tavoli della corte dei conti.
Il programma 2011 della sezione centrale di controllo, diffuso nei giorni scorsi, annuncia di passare al setaccio i risultati effettivi della lotta all'evasione, tra gli obiettivi dei magistrati contabili c'è quello di sfoltire la nebbia che ancora circonda la tax compliance, cioè il reale aumento di gettito attribuibile alla maggiore correttezza dei comportamenti fiscali indotta dalle nuove norme. Ad accendere l'attenzione della corte c'è un dato chiave: nei provvedimenti che costituiscono le manovre di finanza pubblica degli ultimi due anni, calcolano i magistrati, la lotta all'evasione dovrebbe portare un maggior gettito da 37 miliardi per il quinquennio 2009/2013.
La corte non contesta «gli ampi spazi che il fenomeno evasivo presenta nel nostro paese», ma sottolinea che obiettivi così ambiziosi, e cruciali per gli equilibri contabili, vanno certificati. Sugli studi di settore, per esempio, non si può ignorare la «profonda evoluzione» che li ha portati nella giurisprudenza a essere considerati come strumenti di «presunzione semplice», da supportare con «elementi ulteriori» nel contraddittorio. Questa evoluzione impone quindi «un'approfondita verifica» sulla valenza probatoria degli studi e sul loro ruolo nell'aumentare la compliance.
Proprio questa, del resto, rappresenta uno dei capitoli più oscuri della lotta all'evasione. La mancanza di strumenti per valutarla, scrivono i magistrati, «alimenta l'illusione che i successi in termini di gettito ottenuti con la repressione siano di per sé forieri di un parallelo aumento strutturale della compliance». La delibera ricorda che lo stesso ministero dell'Economia aveva annunciato l'elaborazione di indicatori per un'analisi strutturale sul tema, che però ancora «tarda a concretizzarsi».