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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 17:22.
Se il matrimonio dura da diversi anni il giudice italiano non può avallare la decisione della Sacra Rota di annullarlo. Con la sentenza n.1343, la Cassazione ha accolto il ricorso di una moglie che il tribunale ecclesiastico aveva trasformato in ex dopo vent'anni di convivenza tra i coniugi, accogliendo la richiesta del marito di annullare il sì perché la signora aveva nascosto la sua intenzione, maturata già prima delle nozze, di non avere figli. Riserva contraria a uno dei "bona matrimoni", previsto dal diritto canonico, che consente al Supremo tribunale della Segnatura apostolica di rendere esecutivo l'annullamento della Rota capitolina.
Impossibile vanificare una convivenza ventennale
Gli ermellini prendono le distanze dalla decisione dei tribunali ecclesiastici e specificano l'impossibilità, per il giudice interno, di vanificare una convivenza ventennale, con la perdita per la ricorrente dei diritti derivanti dall'unione dichiarata nulla, conseguenze contrarie ai principi dell'ordine pubblico. Il Collegio di piazza Cavour esclude dunque la possibilità, dopo anni, di far valere riserve mentali o vizi di consenso. La moglie negava, tra l'altro che la sua decisione di non avere figli fosse precedente al matrimonio ma affermava di averla maturata dopo. Difficile per la Sacra Rota, e probabilmente anche per l'aspirante ex marito, dimostrare il contrario. In ogni caso la regola dettata dalla Suprema Corte è che la prolungata convivenza esprime una volontà di accettazione del rapporto incompatibile con «il successivo esercizio della facoltà di rimetterla in discussione». Dopo vent'anni ci si può lasciare, ma non annullare il sì e i due decenni insieme.