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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 08:11.
Potrebbe vedere la luce già oggi la nuova ipotesi di tassa di soggiorno, che dovrebbe essere estesa a tutti i comuni e non limitata ai capoluoghi. Passa anche da qui il «sì» dei sindaci al decreto sul federalismo municipale, a cui il governo ha dichiarato la propria «apertura» dopo lo stop subito dalla versione del provvedimento presentata giovedì scorso.
La prima formulazione della tassa era nata male, tra polemiche roventi che avevano partorito un compromesso capace di scontentare tutti: una tassa di soggiorno limitata ai capoluoghi, che si sarebbe applicata a Udine ma non a Lignano Sabbiadoro, a Lucca, ma non a Viareggio, Forte dei Marmi o Lido di Camaiore, a Messina ma non a Taormina. La partita, però, è tutt'altro che chiusa, perché gli operatori del settore sono sulle barricate. Confindustria Alberghi si è espressa con un secco no, e sulla stessa linea si sono collocati Confcommercio e le altre associazioni degli operatori.
Al momento il barometro punta verso una tassa generalizzata, che i sindaci potranno scegliere di adottare e che potrà oscillare da 40-50 centesimi fino a 5 euro per pernottamento, a seconda della «classificazione» delle strutture ricettive. Anche se quest'idea dovesse passare, però, non tutti i sindaci correranno a sfruttare l'obolo del turista: Letizia Moratti (impegnata nella campagna elettorale per restare in sella al comune di Milano) si è già detta «sostanzialmente e assolutamente contro nuove tasse» a chi le chiedeva un'opinione in merito.
Le cause della passione che i sindaci coltivano per il nuovo tributo sono presto spiegate: ogni anno, secondo gli ultimi dati forniti dall'Eurostat, gli alberghi del nostro paese ospitano i turisti per 238 milioni di notti, collocando l'Italia al secondo posto in Europa subito dopo la Spagna. Un'imposta da 2,5 euro a notte, cioè a metà fra il minimo e il massimo previsti dal decreto sul federalismo municipale, si tradurrebbe in un bonus da 600 milioni di euro. Si tratta di una cifra consistente, pari per esempio a quella che ogni anno i sindaci raggranellano con il servizio idrico o l'assistenza scolastica (mense, scuolabus e simili), ma con una differenza importante: i proventi della tassa di soggiorno sarebbero tutto sommato concentrati in una minoranza di comuni, per cui il loro effetto sui "fortunati" sarebbe molto più consistente.