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Norme e Tributi Fisco

Le categorie: manca un tassello

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 06:39.

MILANO - Lo spiraglio aperto dal decreto del ministero dell'Economia sullo sblocco delle compensazioni soddisfa le categorie. Ma non del tutto. Sullo sfondo restano ancora alcune incognite e, soprattutto, il grande problema della compensabilità di debiti tributari con i crediti maturati dalle aziende fornitrici della pubblica amministrazione.
«Se, come pare di capire – spiega Enrico Zanetti, coordinatore dell'ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili – il decreto prevede l'utilizzabilità dei crediti fiscali in compensazione con i debiti iscritti a ruolo sulla base della sola esposizione sul modello F24, senza adempimenti ulteriori finalizzati a verifiche preliminari, è indubbio che si ripristina l'equilibrio rispetto alla norma che inibisce invece la compensazione.

Bene quindi». Ma all'appello, appunto, manca qualcosa. «Per poter dire che il quadro è davvero completo rispetto a quanto prospettato al momento dell'introduzione di queste norme – spiega infatti Zanetti – manca il provvedimento di attuazione della compensabilità dei debiti tributari con i crediti che le imprese vantano verso pubbliche amministrazioni per appalti e forniture. Non se ne sente più parlare e invece è fondamentale in un Paese in cui il primo dei cattivi pagatori è purtroppo lo Stato».

Una testimonianza quasi in diretta, in proposito, la offre Patrizio Tumietto, presidente dell'Uncat (Unione nazionale camere avvocati tributaristi): «Sono appena uscito dagli uffici di Equitalia per prospettare il caso di un'impresa che ha un credito per servizi forniti alla pubblica amministrazione di un milione di euro. Credito che non riesce a incassare. E un debito tributario di 400mila euro che non riesce a compensare. Con l'aggravante che proprio a causa dell'insolvenza tributaria non può più lavorare con le strutture pubbliche. Mi auguro si possa trovare una soluzione di buon senso».

Un giudizio in chiaroscuro sull'assetto della nuova disciplina esprime anche Claudio Carpentieri, responsabile delle politiche fiscali di Cna: «A parte l'interpretazione della norma che comunque riteniamo non sia allineata con la lettera della legge, l'entrata in vigore del decreto potrà risolvere nei fatti il problema. Quello che comunque non è stato ancora fatto è la conoscibilità dei ruoli delle imprese da parte degli intermediari. Questo eviterebbe l'onere da parte degli imprenditori di dover monitorare l'andamento dei ruoli che in periodi di crisi può anche essere più oneroso».

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Tags Correlati: Andrea Trevisani | Confartigianato | Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (CNDC) | Libere professioni | Pubblica Amministrazione | Uncat

 

Più cauto è Andrea Trevisani, direttore Politiche fiscali di Confartigianato. «Con l'apertura che si profila nel decreto viene ristabilito il principio indicato nell'articolo 31 che favorisce le compensazioni di crediti e debiti tributari. Bisogna verificare, però, se questo comporterà il superamento dell'impostazione rigorista annunciata anche a Telefisco dall'Agenzia. Una cosa è dire che per compensare un credito, anche di rilevante ammontare, bisogna per forza saldare prima la cartella esattoriale. Altra cosa è ammettere la facoltà di compensare liberamente le proprie posizioni fiscali, essendo solo tenuti a conservare una provvista pari alla cartella, saldando quest'ultima quando lo si ritiene più opportuno. La prima interpretazione mi pare meno conforme alla norma». (M.Bel.)
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