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Norme e Tributi Lavoro

In forse il termine sui licenziamenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 06:41.


Dare più tempo ai lavoratori per preparare i ricorsi contro i licenziamenti e contro i termini apposti ai contratti a tempo determinato, spostando al 2012 l'entrata in vigore della norma del collegato lavoro (legge 183/2010) che fissava al 23 gennaio la scadenza per le impugnazioni.
È l'obiettivo di due emendamenti all'articolo 1 del Dl milleproroghe (1.0.76 e 1.0.77) firmati da quattro senatori del Pd e approvati martedì dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Palazzo Madama.
L'emendamento 1.0.77, che sembra avere la formulazione più coerente con l'obiettivo dei proponenti, è intitolato «Proroga dei termini per l'impugnazione del licenziamento individuale» e recita: « L'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, come modificato dall'articolo 32 della legge 4 novembre 2010, n. 183, è differita al 31 dicembre 2011». In realtà, da questa formulazione, la norma sembrerebbe riferita al solo termine di 60 giorni previsto per impugnare i licenziamenti individuali.
Il comma 4 dell'articolo 32 del collegato lavoro, tuttavia, precisa che le disposizioni dell'articolo 6 della legge 604/1966, come modificate dallo stesso collegato, si applicano anche ai contratti a termine. Potrebbe essere questo, dunque, il modo per estendere la proroga anche al termine di 60 giorni dalla scadenza per impugnare i termini dei contratti a tempo determinato. «Il nostro obiettivo – spiega la senatrice Rita Ghedini (Pd), che ha firmato gli emendamenti insieme ai senatori Achille Passoni, Giorgio Roilo e Paolo Nerozzi – è consentire ai lavoratori di essere correttamente informati sulle nuove scadenze previste dal collegato lavoro. Queste norme hanno suscitato allarme nei lavoratori precari, che spesso non ricorrono contro i termini dei contratti perché si sentono più ricattabili, soprattutto in questa fase di crisi economica». Il ministero del Lavoro, tuttavia, ha già fatto trapelare il proprio disaccordo sugli emendamenti, che - dunque - potrebbero non superare l'esame dell'Aula.
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