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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 07:48.
Presentata come un tassello chiave del piano di crescita e già seriamente a rischio. La riforma degli incentivi alle imprese potrebbe finire su un binario morto: la delega al governo è scaduta martedì scorso e ora al ministero dello Sviluppo economico studiano un salvataggio in extremis. L'unico strumento per rimediare, pur con il rischio di un ulteriore allungamento dei tempi, potrebbe essere ottenere una nuova delega dal parlamento. L'ipotesi più praticabile, al momento, appare la legge di conversione del decreto che Calderoli sta preparando con varie norme sulla semplificazione insieme ad altri ministri.
Di certo, non si poteva prevedere per lo schema di decreto legislativo uno stop così immediato. Il testo è stato approvato in via preliminare dal Cdm lo scorso 9 febbraio. Ma il tentativo di ottenere il parere delle commissioni parlamentari in tempo utile, prima che scadesse la delega, non ha avuto buon fine. Al tempo stesso è sfumata in extremis la proroga che, proprio per assicurarsi una strada di riserva, il ministero sperava potesse entrare nel decreto milleproroghe.
La riforma degli incentivi alle imprese è la cornice per la semplificazione degli strumenti esistenti, che verrebbero raggruppati in tre categorie: buoni o voucher automatici; aiuti erogati in base a progetti su bandi di gara e, infine, procedure negoziali per gli investimenti al di sopra dei 20 milioni. Nel testo non sono fissate risorse, ma è previsto che il 50% dei fondi eventualmente disponibili vada alle pmi.
Lo schema di dlgs esaminato era, oltre al disegno di legge costituzionale sulla libertà d'impresa, l'unico testo già definito arrivato al consiglio dei ministri sul piano crescita. All'ultimo momento era invece saltato il disegno di legge annuale sulla concorrenza preparato dallo Sviluppo economico con il contributo di altri ministeri.
La prima ipotesi post-consiglio dei ministri è stata l'accorpamento del testo, integralmente o in alcuni parti, con le misure sulla semplificazione (dagli appalti alla pubblica amministrazione) studiate dai ministri Calderoli e Brunetta. Tuttavia, lo Sviluppo economico sarebbe in costante pressing per mantenere l'autonomia del proprio testo e punterebbe addirittura a portarlo "fuori sacco" già al consiglio dei ministri di domani. Il disegno di legge si compone di 25 articoli, con un nucleo centrale composto dalla riforma della rete dei carburanti. Le novità più importanti riguardano l'avvio dei prezzi su base settimanale, la riduzione delle stazioni di servizio con incentivi per un fondo di razionalizzazione, la caduta degli ultimi vincoli alla vendita di prodotti "non oil" come giornali, alimenti, bevande.