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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 15:53.
MILANO - A un mese esatto dall'entrata in vigore della mediaconciliazione – che debutterà il prossimo 20 marzo – l'opposizione della classe forense prende le strade di una protesta pubblica, di una serie di ricorsi giuridici, ma anche del tentativo "istituzionale" di collaborare a rendere esecutiva una legge nata sotto i peggiori auspici.
L'Oua venerdì sera, al termine di una lunga riunione, ha deciso di tornare «dopo molti anni» allo sciopero delle toghe: i legali si asterranno dalle udienze proprio a cavallo dell'entrata in vigore della mini riforma civile, dal 16 al 21 marzo. «L'obbligatorietà della mediaconciliazione è sbagliata e incostituzionale – ha detto il presidente Maurizio De Tilla – è inaccettabile la bozza del ddl per la "rottamazione" dell'arretrato giudiziario. Il progetto del ministro Alfano è limitare l'accesso alla giustizia civile per i cittadini e costruire un sistema a misura dei poteri forti e a scapito dei cittadini comuni».
Mentre l'Oua sceglie i fori per manifestare quello che è ormai più di un malcontento, gli ordini - che ieri mattina hanno incontrato «informalmente» i tecnici del ministro di via Arenula, ribadendo tutte le perplessità già presentate dal Cnf il 10 febbraio scorso - battono la strada dei ricorsi, inviando a tutte le sedi modelli di eccezioni di costituzionalità da presentare sul dlgs 28/2010 e sul decreto attuativo. «Abbiamo fatto presente al ministro – dice il presidente dell'Ordine di Roma, Antonio Conte – che ci sono problemi operativi enormi e irrisolti: mentre gli ordini sono pronti al debutto della legge per quanto di loro competenza, resta il grave deficit logistico, considerato che i tribunali non hanno ancora messo a disposizione i locali dove far operare gli organismi di conciliazione». Ma la protesta investe anche il merito della mini riforma, a partire sempre dalla mediaconciliazione: «Vogliamo che ci dicano quali sono i criteri che dovrebbero ispirare la terzietà degli organismi non forensi già approvati (150) e in vista di approvazione (120) – dice Paolo Giuggioli, presidente dell'ordine milanese – giusto per far capire che l'unica terzietà possibile è quella fornita dagli avvocati, non ci vuole molto per rendersene conto».