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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 18:23.
Il disagio che deriva dalla separazione dei genitori non giustifica gli atti di teppismo compiuti da un minorenne. La Corte di cassazione ribalta i verdetti dei giudici di primo e secondo grado che avevano assolto un giovane per aver graffiato con un cacciavite una Bmw. Dopo la "bravata" il ragazzo aveva insultato e minacciato la proprietaria che voleva denunciarlo.
Per i giudici di merito il ragazzo era immaturo,segnato dalla separazione
I giudici di merito avevano dichiarato il "non luogo a provvedere" nei confronti del ragazzo perché segnato dalla separazione dei genitori e considerato non in grado di intendere e di volere e "immaturo" nel momento in cui aveva compito il reato. Secondo il collegio mancava a distanza di tempo quella prova della capacità di intendere che deve sempre essere fornita nei processi che vedono coinvolti i minorenni.
Per gli ermellini le condizioni familiari non giustificano l'impunità
Contro la decisione aveva fatto ricorso il Procuratore generale di Torino incassando il parere favorevole degli ermellini. Secondo la Cassazione: "Perché un minore sia riconosciuto incapace di intendere e di volere al momento della commissione del reato è necessario l'accertamento di un'infermità di natura e intensità tali da compromettere i processi conoscitivi, valutativi e volitivi del soggetto". Le specifiche condizioni "socio-ambientali e familiari" per quanto dolorose, laceranti e in grado di indurre una sorta di "auto legittimazione al crimine", non sono però tali da dimostrare l'impossibilità di rendersi conto della portata negativa delle azioni compiute. Né rappresentano una forma di patologia mentale che giustifica l'impunità.
La sentenza della cassazione n.6970-11