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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 06:41.
Il processo tributario ha bisogno di adeguamenti per uniformarsi ai principi di parità delle parti, del contraddittorio, del l'imparzialità e terzietà del giudice e della ragionevole durata. In passato, il rito tributario era simile a quello amministrativo, ma, di recente, ha subito un lento e graduale avvicinamento al modello del rito civile, nel tentativo di arrivare a un processo equo. Questo percorso ha ricevuto un nuovo e più forte impulso a partire dalla modifica all'articolo 111 della Costituzione che si applica anche al processo tributario (contraddittorio tra le parti in condizioni di parità e davanti a giudice terzo e imparziale, ragionevole durata). Sono questi alcuni degli aspetti affrontati dall'ufficio del massimario della Cassazione con la relazione «La Corte "del giusto processo"».
Il documento evidenzia che la giurisprudenza di legittimità ha svolto, prima di tutto, un ruolo di interpretazione adeguatrice fondata sia sui principi all'articolo 111 della Costituzione, sia su quello di buona fede oggettiva del contribuente (riconosciuto dall'articolo 10 dello Statuto del contribuente), tenendo comunque presente sia la ragionevole durata del processo, sia il contrasto all'abuso del diritto di difesa.
I punti critici
Come ricostruisce la relazione, la dottrina ha criticato la risposta fornita dalla Corte costituzionale alle sollecitazioni provenienti dalla giurisprudenza (di merito e di legittimità) quando non è stata ritenuta applicabile l'interpretazione «adeguatrice». In particolare sono state evidenziate le numerose sentenze con cui, invocando l'interesse fiscale, o la peculiarità del processo tributario, si è giustificata la legittimità costituzionale di norme dettate a tutela delle ragioni del fisco.
La stessa dottrina ha individuato diversi profili della disciplina del giudizio tributario non in linea con i principi del giusto processo, proponendone la modifica o la declaratoria di incostituzionalità e, dall'altro, ha auspicato un ripensamento degli orientamenti interpretativi della Suprema corte che sembrano essere in dissonanza rispetto a detti principi.