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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2015 alle ore 10:13.
L'ultima modifica è del 15 gennaio 2015 alle ore 10:18.

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L'autorizzazione all'utilizzo delle corsie preferenziali per gli autobus concessa unicamente ai taxi e non ai veicoli a noleggio con conducente è compatibile con il diritto Ue. Nessuna violazione delle regole sugli aiuti di Stato da parte di un sistema nazionale che ammette, all'utilizzo di corsie riservate, i soli taxi, dotati di una licenza rilasciata dalle autorità nazionali. Lo ha chiarito la Corte di giustizia dell'Unione europea nella sentenza depositata ieri (causa C-518/13), a seguito di un rinvio pregiudiziale presentato dalla Corte di appello inglese (sezione civile). Al centro della vicenda, una controversia tra una società che gestisce veicoli a noleggio con conducente e il Parking Adjudicator. Secondo la società privata, il sistema che consente di attribuire unicamente ai taxi il diritto di transito sulle corsie preferenziali degli autobus anche in orari in cui la circolazione non è possibile danneggerebbe i veicoli a noleggio con conducente.

Una posizione che non convince la Corte Ue. Prima di tutto, secondo i giudici europei, i taxi non si trovano nella stessa situazione di fatto e di diritto rispetto ai veicoli a noleggio con conducente, con la conseguenza che le due realtà non sono comparabili. Questo perché i taxi sono obbligati alla presa a bordo, sono riconoscibili, devono trasportare anche persone che utilizzano la sedia a rotelle, devono usare il tassametro e avere una conoscenza approfondita di Londra, tanto più che i tassisti sono sottoposti a un esame preliminare per ottenere la licenza. Obblighi che non gravano, nella stessa misura, sui veicoli a noleggio con conducente. Di conseguenza, trattandosi di due situazioni diverse, non comparabili, la Corte esclude che la politica delle corsie preferenziali attribuisca un vantaggio economico selettivo ai taxi inglesi, negando che si configuri una discriminazione.

Non solo. Per la Corte, questo sistema non comporta un impegno di risorse statali e le stesse autorità nazionali possono in questo modo raggiungere l'obiettivo di favorire l'efficienza del sistema di trasporto londinese. Accordare ad alcuni utenti l'utilizzo di un'infrastruttura pubblica – scrive la Corte – con una rinuncia a uno sfruttamento in termini monetari, «non conferisce necessariamente un vantaggio economico», anche se questa circostanza deve essere accertata dai giudici interni.

Riguardo al possibile contrasto con le regole Ue sulla concorrenza e sui possibili effetti negativi sul commercio tra Stati membri, la Corte passa la questione ai giudici inglesi. Questi ultimi dovranno valutare se il regime preferenziale attribuito ai taxi incida sugli scambi e falsi la concorrenza, rafforzando la posizione di un'impresa. Un esame – precisa la Corte – che va fatto tenendo conto dell'eventuale diminuzione delle possibilità per le imprese con sede in altri Stati membri di penetrare nel mercato inglese.

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