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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2010 alle ore 17:13.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 11:50.
Quando vi arrivarono i primi soldati italiani, nell'agosto 2008, dovettero combattere per settimane prima di poter consolidare la base "Columbus". I fanti aeromobili del 66° reggimento, affiancati da truppe afghane e americane vennero bersagliati con razzi e mortai dalle postazioni talebane sulle alture. A Bala Murghab i combattimenti più intensi li affrontarono l'estate scorsa i parà del 183° reggimento Nembo ch uccisero centinai di miliziani inclusi decine di combattenti stranieri di al-Qaeda. Quell'area al confine con il Turkmenistan è rimasta calda per la presenza di diverse tipologie di miliziani (talebani, narcos, trafficanti di armi e qaedisti) e perché la popolazione pashtun sostiene in molti villaggi i ribelli.
Quest'estate sono gli alpini della Taurinense a dover affrontare le insidie di questo settore. La minaccia degli ordigni improvvisati, come quello che ha ucciso oggi il sergente Massimiliano Ramadù e il Primo caporal maggiore Luigi Pascazio ferendo i soldati Cristina Buonacucina e Gianfranco Scirè (genieri del 32° reggimento) , resta costante in tutti l'Afghanistan e anche nel settore occidentale a comando italiano, in realtà una delle aree meno infuocate del Paese. Anche recentemente l'intelligence italiano aveva segnalato il rischio di un aumento degli attacchi con le Ied (Improvised explosive devices) "a ridosso del confine con l'Iran e il Turkmenistan". L'attacco a una colonna di 130 mezzi tra italiani, spagnoli e statunitensi escluderebbe che gli insorti avessero preso di mira proprio gli italiani ma di certo la carica esplosiva era molto potente se ha potuto uccidere due degli occupanti del veicolo Lince che solitamente ha retto bene agli ordigni dei talebani.
Evidentemente, per ottenere successi, i miliziani hanno incrementato il potenziale esplosivo e del resto la strada che dalla base spagnola di Qal-i-Now conduce a Bala Murghab è una vera e propria mulattiera sulla quale è facile occultare bombe da far esplodere a pressione o con radiocomando. Gli ordigni improvvisati, causa dell'80 per cento delle perdite sofferte tra le truppe alleate, erano stati definiti ''l'insidia maggiore'' proprio dal generale Claudio Berto, che alla testa della brigata alpina Taurinense ha assunto il comando del settore ovest afghano da meno di un mese.''Abbiamo schierato un intero battaglione di artificieri, siamo dotati di mezzi adeguati e tutti gli uomini, indipendentemente dal grado e dall'incarico ricoperto, si sono sottoposti ad un addestramento specifico" aveva dichiarato Berto il 20 aprile scorso. Berto del resto è un esperto del teatro afghano dove nella primavera del 2003 guidò, alla testa del 9° reggimento alpini, l'operazione Nibbio condotta nell'ambito di Enduring Freedom nella zona di Khost, lungo il confine pakistano.