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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2010 alle ore 08:41.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 11:55.
Due soldati italiani sono stati uccisi e altri due sono stati gravemente feriti in seguito ad un attacco subito nel nordest dell'Afghanistan. Secondo quanto si è appreso quattro mezzi italiani erano diretti verso la località di Bala Murghab quando è esploso un ordigno rudimentale, di quelli usati spesso per attacchi contro le forze internazionali in Afghanistan. I feriti, riferisce una nota della Difesa, sono stati immediatamente evacuati presso l'ospedale da campo di Herat con elicotteri dell'Isaf.
Due morti, due feriti
Le due vittime italiane sono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni di Velletri, e il primo caporal maggiore Luigi Pascazio, 25 anni di Bitetto, in provincia di Bari. Insieme agli altri due militari feriti, Cristina Buonacucina di Foligno e Gianfranco Scirè di Casteldaccia, in provincia di Palermo - appartenevano al 32.esimo reggimento Genio della brigata Taurinense. I due militari feriti sono in condizioni serie, ma non sono in pericolo di vita, si apprende da fonti militari. L'esplosione dell'ordigno ha causato loro ferite prevalentemente alle gambe.
La dinamica dell'attacco
I quattro militari si trovavano a bordo di un veicolo blindato Lince posizionato nel nucleo di testa di una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalità, partita da Herat e diretta appunto Bala Murghab, verso nord. Dalle prime ricostruzioni risulta che il veicolo colpito occupasse la quarta posizione lungo il convoglio che era in movimento e si trovava a 25 chilometri a sud di Bala Murghab. Il presidente del Consiglio Berlusconi, appena appresa la notizia, ha espresso cordoglio per i militari uccisi ma anche confermato che la missione italiana in Afghanistan è «fondamentale» per la «pacificazione di un'area strategica».