Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2010 alle ore 11:29.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2010 alle ore 14:46.
PERUGIA-Prime ammissioni di Angelo Zampolini con i pm di Perugia. È un passo in avanti molto importante, forse decisivo, nell'inchiesta sul G-8. In un colloquio di circa tre ore svoltosi ieri con i pubblici ministeri Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani, l'architetto coinvolto nel giro di assegni per la casa di Claudio Scajola, assistito dall'avvocato Grazia Volo, ha cominciato a parlare. Va ricordato che i pm rinunciarono una decina di giorni fa a chiedere l'arresto del professionista. Il ruolo di Zampolini, secondo gli investigatori, è fondamentale: se, per citare il caso più famoso, gli 80 assegni circolari versati per la compravendita dell'appartamento con vista Colosseo di Scajola si rivelassero la contropartita della concessione di appalti all'imprenditore Diego Anemone, il cerchio investigativo sarebbe chiuso.
Gli inquirenti hanno parlato con l'indagato delle cinque operazioni immobiliari sospette, come quella che riguarda l'acquisto di due appartamenti di pregio nel quartiere romano dell'Esquilino fatto dal generale della GdF Francesco Pittorru, già capo del reparto logistico dell'Aisi (il servizio segreto interno). Ma c'è un altro aspetto delle dichiarazioni di Zampolini che corrisponde, o quantomeno fornisce molti riscontri, al teorema accusatorio dei pm. Il professionista avrebbe detto di non aver avuto alcun motivo di versare quelle somme così ingenti per l'acquisto delle case, «se non per fare un favore a Balducci». Del resto era il potente numero uno del Consiglio superiore dei lavori pubblici, oggi ancora in carcere, a decidere lavori e importi. Zampolini non avrebbe aggiunto altro, né tantomeno avrebbe indicato motivi specifici per quei versamenti. Gli inquirenti, tra l'altro, gli hanno mostrato la lista dei 413 nomi trovata dalla Gdf nel 2008 nel computer del fratello di Anemone, Daniele. Di quell'elenco l'architetto avrebbe fornito solo parziali riscontri, ora al vaglio del Ros dei carabinieri.
Sull'inchiesta G-8 va registrata la presa di posizione di Silvio Berlusconi. Lunedì il Cavaliere ha avuto quattro ore di incontro con l'ex ministro Claudio Scajola, le ultime due alla presenza anche del consigliere giuridico del premier, Niccolò Ghedini, per leggere le carte dell'inchiesta di Perugia. Il premier, secondo alcune fonti, riterrebbe che ci sia una "regìa" alla base dell'indagine. «Non capisco – ha confidato a un parlamentare del Pdl – perché continui questo stillicidio di voci, ci vorrebbe chiarezza, la magistratura dovrebbe individuare le mele marce al più presto e chiudere questa storia, così non si può andare avanti». Anche perché nella maggioranza si continua a legare l'esito della legislatura alle indagini in corso.