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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 16:27.
La Conferenza episcopale italiana esprime l'auspicio che i diversi interessi in gioco con la legge sulle intercettazioni «siano equilibratamente salvaguardati tutti». «Rispettiamo quel che il popolo italiano decide attraverso il governo e il parlamento», ha detto ai giornalisti il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, a margine dell'assemblea generale dei vescovi in corso in Vaticano.
«Non ci permettiamo di intrometterci», ha detto Crociata, interpellato dai giornalisti sul disegno di legge in discussione al Senato, aggiungendo però che la Chiesa, che «intende concorrere con un contributo pastorale al bene del paese», esprime l'auspicio che i beni in gioco, che riguardano i singoli individui e l'ordinamento giuridico, siano equilibratamente salvaguardati tutti. «È un'esigenza - ha aggiunto mons. Crociata - che esprime il sentire del nostro popolo».
Per quanto riguarda la questione pedofilia tra il clero, Crociata ha precisato che sono «un centinaio» i casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti «rilevati in Italia con procedimenti canonici nell'ultimo decennio». Il segretario della Cei ha anche ricordato che nella legislazione penale vigente in Italia non c'è un esplicito obbligo di denuncia da parte dei vescovi. «Evidentemente - ha aggiunto - ciò non esclude la cooperazione la collaborazione con le autorità civili per accertare in tutti i modi i fatti, nè l'incoraggiamento alla denuncia da parte delle vittime». E «il fatto che un vescovo possa testimoniare a un processo è una cosa del tutto ordinaria se questo aiuta la conoscenza più completa dei fatti».
Sull'impatto dello scandalo pedofilia in Italia, Crociata non esclude che «non ci sia qualcuno che si faccia domande ma, senza intaccare l'assoluta drammaticità e gravità del fenomeno, va sottolineato che l'impegno che la Chiesa mette nell'affrontare i casi che si sono presentati e si presentano esprime l'impegno costante che la Chiesa mette sul piano educativo e nello svolgimento della sua missione». Lo scandalo, per la Chiesa italiana, può favorire anzi «un salto di qualità, non per la paura e lo smarrimento: questo è il sentire profondo del popolo cristiano, questa è la realtà che noi percepiamo». «La Chiesa - ha concluso - è ferita dopo le vittime e con le vittime perchè queste eccezioni gravissime distorcono quello che la totalità dei fedeli e dei sacerdoti svolgono in modo costruttivo, esemplare se non eroico».