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Sul ddl intercettazioni si torna al testo Camera

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 10:08.

Si torna al testo sulle intercettazioni varato dalla Camera. È il risultato di un incontro a Montecitorio tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e Niccolò Ghedini, legale del premier. Ghedini ha prospettato a Fini l'intenzione di tornare al testo sulle intercettazioni varato alla Camera e l'ex leader di An ha sottolineato che questa scelta è motivo di soddisfazione.

Il provvedimento sulle intercettazioni sarà in aula al Senato nel pomeriggio del 31 maggio. Il ddl é stato oggetto di una maratona notturna di sei ore in commissione Giustizia al Senato. Alle 3 del mattino ha visto la luce un testo che sarà modificato in aula, che nell'attuale versione impedisce ai giornalisti di pubblicare ogni atto d'indagine. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, aveva annunciato ieri che il provvedimento sarà modificato in aula. «Il testo della Camera è ancora il compromesso migliore sui punti più controversi della riforma», ha detto il Guadasigilli, «tra i tre principi costituzionali in gioco: privacy, diritto di cronaca e quello relativo alle indagini». Il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo
Berselli, ha inviato due lettere: una ai «fantastici» senatori della maggioranza per ringraziarli del lavoro svolto in commissione. un'altra a quelli di opposizione, per dare loro atto di aver fatto «un ostruzionismo durissimo sì, ma intelligente e propositivo».

Per la maggioranza non è una marcia indietro. Il ministro ha sostenuto che, a parte la modifica dei presupposti per intercettare (dai gravi indizi di colpevolezza ai gravi indizi di reato), il resto è frutto di iniziative parlamentari e non dell'azione di governo. «Non è affatto - sottolinea il vice capogruppo del Pd al Senato, Gaetano Quagliariello - una marcia indietro. C'è stata una riunione oggi con i colleghi della Camera e abbiamo deciso di non blindare il testo. Il lavoro della commissione non verrà gettato alle ortiche».

È caduta nel vuoto la richiesta di Pd e Idv di ritirare il ddl intercettazioni.E all'ipotesi modifiche, però, l'opposizione crede poco. «Staremo a vedere ma finora - ha detto la presidente del Pd, Anna Finocchiaro - ogni modifica ha peggiorato e non migliorato il testo». Ieri i direttori della maggiori testate e agenzie italiane hanno votato un documento che denuncia il pericolo del ddl sulle intercettazioni per una libera informazione.

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Il diritto di conoscere, il dovere di informare

Sul ddl intercettazioni il ministro Alfano apre: sui punti controversi «si può tornare al testo

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Tags Correlati: AN | Angelino Alfano | Anna Finocchiaro | Camera dei deputati | Gaetano Quagliariello | Gianfranco Fini | Giovanni Falcone | Giustizia | Guadasigilli | Idv | Legislazione | Luigi Li Gotti | Niccolò Ghedini | Pd | Senato

 

Le norme contro gli editori erano già contenute nel testo licenziato alla Camera. Lo ricorda il responsabile Giustizia dell'Idv, Luigi Li Gotti, «a tutti coloro che sostengono che il testo Camera fosse il migliore dei provvedimenti». Le sanzioni per gli editori fino a 465 mila euro erano già nel ddl targato Montecitorio. Per Li Gotti il ddl approvato alla Camera era un pessimo testo anche perchè conteneva gli «evidenti indizi di colpevolezza come presupposti per poter intercettare». L'unica cosa promuovibile era la possibilità per i giornalisti di pubblicare gli atti di indagine per riassunto.

La cancellazione della norma voluta da Giovanni Falcone, é la cosa più grave di entrambe le versioni del ddl, per Li Gotti. L'articolo 13 decreto legislativo n. 152 prevede che la procedura più semplice per autorizzare le intercettazioni venga applicata a tutti i reati di criminalità organizzata, non solo quella mafiosa. «Ora sarà difficilissimo intercettare tutti quei reati di criminalità organizzata - dice Li Gotti - che non si può considerare mafia. Penso, ad esempio, alla banda della Uno bianca, a quella dei Tir, a quella dei giostrai. Per poter intercettare questo tipo di reati serviranno i gravi indizi di reato, l'autorizzazione del gip del tribunale distrettuale del capoluogo in composizione collegiale, eccetera, eccetera. Insomma diventerà praticamente impossibile fare un controllo efficace».

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