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Giovannini (Istat): per le statistiche europee serve il modello Bce

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 08:44.

E' un nuovo passo verso un ‘sistema statistico centrale europeo', ma ne seguiranno altri, a cominciare da un ulteriore rafforzamento dell'autonomia di Eurostat rispetto alla commissione europea che si sta predisponendo. Ciò che servirebbe, tuttavia, è "creare per gli istituti di statistica nazionali un sistema analogo a quello delle banche centrali".

E' questo il giudizio di Enrico Giovannini, presidente dell'Istat da agosto scorso, sul regolamento approvato martedì 8 giugno dal consiglio Ecofin grazie al quale Eurostat avrà maggiori poteri di controllo sulle statistiche dei paesi membri. L'obiettivo è palese: evitare che si ripetano casi come quello della Grecia che, truccando i propri conti, ha innescato una spirale di sfiducia tanto da mettere a rischio la stabilità dell'intera zona euro nonostante un peso specifico limitato sull'economia.

Romano, 53 anni appena compiuti, Giovannini è un economista convertito alla statistica sin dai primi passi della sua carriera. E' stato dal 2001 al 2009 responsabile delle statistiche dell'Ocse e fa parte della commissione per la ‘Misura della performance economica e del progresso sociale' istituita dal presidente Nicolas Sarkozy, coordinata da Amartya Sen, Jean-Paul Fitoussi e Joseph Stiglitz.

Risponde al Sole24ore.com proprio da Parigi per spiegare cosa comporterà il nuovo regolamento.

"La prima novità è che Eurostat avrà accesso non più solo ai dati aggregati degli istituti di statistica nazionali ma anche ai dati confidenziali che le varie istituzioni, dal Tesoro alla banca centrale, fanno affluire agli istituti di statistica. Sono i dati di base su cui poi vengono elaborati tutti i conti ufficiali".

Quali sono le altre novità?
"Eurostat potrà effettuare in ciascun paese visite ‘regolari' o ‘metodologiche' ovvero speciali e indicate come tali quando vengano effettuate. Queste ultime finora hanno riguardato solo la Grecia. Con il nuovo regolamento le visite "metodoliche" potranno essere attivate ogni volta che la trasparenza dei conti nazionali sarà considerata a rischio. Quindi prima che il caso esploda, come è successo con Atene. Le autorità nazionali, infine, dovranno assicurare che i principi di autonomia, trasparenza e indipendenza previsti dal codice di condotta delle statistiche europee del 2004 siano messi in pratica".

L’articolo continua sotto

Più poteri a Eurostat contro chi trucca i conti pubblici. Estonia nell'euro

Dopo i conti truccati della Grecia e i (fumosi) allarmi ungheresi, i ministri delle Finanze europei

Tags Correlati: Bce | Demografia | Ecofin | Enrico Giovannini | Eurostat | Grecia | Istat | Joseph Stiglitz | Ministero del Tesoro | Nicolas Sarkozy | Ocse | Stati Membri

 

Ritiene che i maggiori poteri di Eurostat possano evitare il ripetersi di casi come quello greco?
E' un secondo passo, dopo il Regolamento del 2005, che oltre a rafforzare Eurostat, dà maggiore autorevolezza anche agli istituti nazionali. Aumenta la trasparenza e obbliga gli stati membri ad attuare i principi di autonomia e indipendenza.

Può bastare?
Le rispondo come ho risposto nel '99 proprio a Eurostat che mi aveva chiesto uno studio sul coordinamento dei rilevamenti statistici nella Ue: la soluzione ideale, per quanto la più radicale, è adottare un sistema simile a quello della Banca centrale europea che non a caso si chiama "Sistema europeo delle banche centrali", con una suddivisione di competenze e con la Bce che opera comunque di concerto con le banche centrali nazionali. È una innovazione che richiederebbe la modifica dei Trattati Ue e quindi non si fa né in fretta né facilmente. Nel frattempo però le norme comunitarie, riviste nel 2009, riconoscono uno status giuridico al sistema statistico europeo e questo è già qualcosa.

Quindi cosa accadrà?
Il processo di integrazione è un processo continuo. Non si ferma. Il prossimo passo, dopo l'approvazione definitiva del regolamento, dovranno compierlo gli stati membri dandosi regole chiare per assicurare che i princìpi definiti dalla Ue siano realmente messi in pratica.

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