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L'oro brucia ogni record e stacca gli altri preziosi

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 08:00.

Per quasi quarant'anni, da quando il presidente Richard Nixon abbandonò il gold standard e la parità tra il dollaro e l'oro, il metallo è stato considerato una materia prima qualsiasi, in apparenza, e spesso il ruolo di bene rifugio è stato assunto proprio dal biglietto verde.
Negli ultimi mesi la situazione si è ribaltata: investitori istituzionali, fondi pensione e privati cittadini hanno cominciato a rivolgere la loro attenzione con sempre maggior frequenza all'oro, l'unica moneta la cui tiratura non può essere accelerata da nessuna banca centrale.

Gli scricchiolii del sistema economico e finanziario di molti paesi hanno dato un contributo determinante alla corsa dei prezzi dell'oro, che ieri hanno fatto registrare durante la sessione picchi mai visti prima. Sul mercato bullion di Londra la punta record è stata di 1.251,20 dollari per oncia e sono da primato anche il primo fixing (a 1.248 $/oz) e i valori tradotti in altre valute, in particolare quello espresso nella moneta unica, a 1.051,126 euro per oncia. A New York è stata superata brevemente anche la soglia di 1.252 dollari.

Che si tratti di un movimento difensivo da parte degli investitori è dimostrato dagli altri metalli preziosi, che hanno accusato movimenti spesso divergenti, dovuti al peso esercitato su di essi dalle previsioni sui consumi industriali. Se si paragona l'ultimo fixing della City con quello di fine 2009 (in dollari), si può facilmente constatare che l'oro ha recuperato in questo scorcio di 2010 poco meno del 13%, mentre il platino ha guadagnato solo il 3,4%, il palladio il 6,5% e l'argento il 7,9 per cento.

Per chi ama le statistiche, l'oro ha tenuto un trend in salita per 10 anni consecutivi, un fenomeno raro. Però il bilancio decennale positivo (pur con sporadiche flessioni) non è un fatto nuovo, anzi, si ripresenta con discreta regolarità. Negli anni trenta a Londra, immediatamente dopo la grande depressione e appena prima della seconda guerra mondiale, il metallo raddoppiò di valore (in sterline). Negli anni settanta, complice la fine del gold standard, l'oncia d'oro salì in dieci anni da 35,20 a 835 dollari, moltiplicando quasi per 24 il proprio valore. Infine, tra il 2000 e il 2010, il balzo è stato di almeno 4 volte.

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In recupero i metalli preziosi e industriali

La maggior parte delle materie prime ha recuperato terreno, al termine di una giornata molto

Tags Correlati: Edel Tully | Imprese | Londra | Paul Walker | Richard Nixon

 

La scalata delle ultime settimane ha trovato continuamente nuovi puntelli, dalla crisi greca a quella ungherese, dal timore per i conti della Spagna alle misure tedesche contro le vendite allo scoperto, dagli ammonimenti di Fitch sui conti inglesi alla debolezza dell'euro. Quest'ultimo motivo, paradossalmente, ribalta le convinzioni di un anno prima, quando i fautori dei rincari dell'oro davano come motivo principale dell'ottimismo la previsione di una continua flessione del biglietto verde, che avrebbe teoricamente avviato nella quotazione (in dollari) dell'oro una correlazione inversa.

Per gli analisti della Gfms l'oro potrà toccare entro l'anno i 1.300 dollari e non è da escludere un balzo fino a 2mila. Paul Walker, ceo della casa d'analisi, ritiene che l'oro possa sorpassare persino il platino, che ieri pomeriggio si è fissato a 1.516 $/oz, quindi 270 dollari sopra il livello del metallo giallo. Per il momento infatti l'incertezza dell'economia (specie del settore auto) frena platino e palladio, molto usati per le marmitte catalitiche.
L'oro invece, nota Edel Tully, di Ubs, segue una cometa che punta a Nord. Per il momento, giocargli contro è come mettersi di traverso a un treno in corsa.

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