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Lascia il carcere l'imprenditore Goeldi. Gheddafi: «Fifa mafiosa» Berlusconi a Tripoli

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 15:26.

Max Goeldi, l'imprenditore svizzero rilasciato giovedì dalle autorità di Tripoli, lascerà oggi la Libia: lo ha annunciato il ministro svizzero degli Affari esteri, Micheline Calmy-Rey. I rappresentanti dei governi dei due paesi hanno firmato un documento sulle relazioni tra i due paesi. L'accordo è stato firmato dal ministro degli Esteri libico Moussa Koussa e dalla svizzera Micheline Calmy-Rey.

L'imprenditore svizzero Max Goeldi era stato arrestato dalle autorità libiche per ritorsione contro il fermo, nel luglio del 2008 in Svizzera, di uno dei figli di Muammar Gheddafi, Hannibal (accusato insieme alla moglie di aver schiavizzato una coppia di domestici ndr.). I due provvedimenti cautelari sono stati al centro di una vera e propria crisi bilaterale fra Tripoli e Berna, che ha richiesto un duro lavoro di mediazione da parte della diplomazia europea.

Come ritorsione all'arresto del figlio del dittatore, oltre a ritirare gli ingenti depositi nei forzieri elvetici, la Libia aveva arrestato due uomini d'affari svizzeri a Tripoli, Rashid Hamdani e Max Goeldi. Nell'autunno scorso, Berna aveva deciso a sua volta di inserire in una «lista nera» 188 libici membri dell'élite del Paese (compresi Gheddafi e la sua famiglia), negando loro i visti per l'ingresso nell'area di Schengen.

L'escalation era continuata a febbraio con la ritorsione di Tripoli, che aveva negato il visto d'entrata a tutti i cittadini europei dell'area di Schengen. Questa decisione aveva creato tensioni fra diversi paesi dell'Ue e la Svizzera, accusata esplicitamente (fra gli altri, dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini) di abusare del proprio status di membro di Schengen, utilizzandolo per i propri problemi bilaterali, senza considerazione per le conseguenze sugli altri partner dello spazio di libera circolazione europeo.

Con la mediazione della presidenza di turno spagnola dell'Ue e di diversi altri paesi membri (in particolare Italia e Germania), uno dei due svizzeri in residenza forzata a Tripoli - Hamdani - è stato poi rilasciato, ma il secondo - Max Goeldi - è sempre stato detenuto dalle autorità libiche.

Goeldi è stato liberato ieri e, secondo quanto riferito dal suo legale, avrebbe già ricevuto il passaporto. «Abbiamo completato tutte le procedure affinché possa ottenere il visto di uscita domani» ha dichiarato Salah Zahaf. Secondo la stampa elvetica, dopo aver fatto il gesto di liberare Goeldi, la Libia avrebbe chiesto alla Svizzera, prima di autorizzarlo a lasciare il suo territorio, la creazione di un tribunale che si pronunci sulla legalità dell'arresto di Hannibal Gheddafi, il figlio del leader libico Muammar, all'origine del contenzioso senza fine fra i due Paesi.

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Tags Correlati: Berna | Fifa | Germania | Governo | Hannibal Gheddafi | Max Goeldi | Miguel Angel Moratinos | Muammar Gheddafi | Rashid Hamdani | Salah Zahaf | Silvio Berlusconi | Stati Membri | Tripoli

 

Per appianare le ultime divergenze sono arrivati ieri sera a Tripoli i ministri degli Esteri svizzero e spagnolo, Micheline Calmy-Rey e Miguel Angel Moratinos. È in volo per Tripoli anche il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Secondo indiscrezioni di stampa, il premier dovrebbe incontrare il leader libico Muhammar Gheddafi e prendere in consegna Goeldi. Il premier non ha confermato ai cronisti che sarà proprio lui a riportare in libertà il cittadino svizzero limitandosi a dire «cosa vado a fare? Lo vedrete...».

L'accordo che ha sancito la liberazione dell'imprenditore per altro non ha però la firma di un rappresentante del nostro governo ma solo di quelli di Libia, Svizzera, Spagna e Germania. A firmare sono stati il Ministro degli esteri svizzero, Micheline Calmy-Rey, il MInistro degli esteri libico Moussa Koussa, il MInistro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, e l'ambasciatore tedesco a Tripoli.

È toccato alla Ministra svizzera presentare il contenuto del Piano d'Azione che servirà a «risolvere i loro problemi bilaterali» come si legge nello stesso. I due Paesi sono d'accordo, secondo il primo punto del piano d'azione, di creare un Tribunale Arbitrale. «Tribunale che era già stato approvato dal Presidente della Confederazione elvetica», ha sottolineato la Calmy-Rey, «il 20 agosto del 2009» e che sarà costituito a Berlino.

Il secondo punto verte sulla «illegale pubblicazione» delle foto di Hannibal Gheddafi il 4 settembre del 2009. La Svizzera è tenuta a presentare le sue scuse e il Cantone di Ginevra, vi si legge, deplora l'accaduto. Inoltre il Governo svizzero si impegna a portare avanti le indagini per «consegnare alla giustizia svizzera il colpevole». Se nessuno sarà incolpato, «un compenso economico deciso dalle due parti sarà versato dalla Svizzera alla Libia. Nel terzo punto il governo libico si impegna »ad accelerare le procedure di uscita dal paese dello svizzero. Nel quarto punto si parla di «garantire l'implementazione di questo piano d'azione, insieme. Il documento rimanda a una prossima riunione, entro 15 giorni.

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