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Fini chiede al governo di accelerare per battere il lavoro nero

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 13:25.

Occorrono «riforme di ampia prospettiva entro tempi concordati e definiti in collaborazione con lo stesso Governo» al fine di superare «alcune specifiche criticità del mercato del lavoro». Ad auspicarlo è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha aperto la presentazione, a Montecitorio, dell'indagine conoscitiva sui fenomeni distorsivi del mercato del lavoro realizzata dalla commissione Lavoro della Camera guidata da Silvano Moffa.

Per Fini è necessario «favorire un corretto incontro tra domanda e offerta di lavoro straniero» per contrastare il lavoro nero. Serve poi, ha aggiunto,«investire particolarmente» sulla regolamentazione delle forme di impiego della manodopera straniera. La terza carica dello Stato ha poi tracciato, sulla base delle più recenti stime dell'Istat, un quadro del fenomeno. Secondo l'istituto di statistica, ha ricordato Fini, «sarebbero 2,9 milioni le unità di lavoro che risultano non regolari. Nel 2009 il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza dell'unità di lavoro non regolare sul totale delle unità di lavoro, risulta pari al 12,2%. L'incidenza del valore aggiunto prodotto dalle unità produttive che impiegano lavoro non regolare - ha proseguito Fini - risulta nel 2006 pari al 6,4% del Pil».

Fini ha poi chiarito che gli irregolari residenti rappresentano «la componente più rilevante del lavoro irregolare e sono nel 2009 1,6 milioni». Mentre gli stranieri clandestini impiegati nel lavoro irregolare sfiorano le 377mila unità nel 2009. L'indagine, ha quindi ricordato il presidente della Camera, sottolinea come il lavoro irregolare investa soprattutto l'area dell'agricoltura e in particolare il Mezzogiorno, «dove la quota di lavoro nero è più che doppia rispetto a quella delle due aree centro-settentrionali».

Il presidente della Camera è poi tornato su un tema a lui molto caro: quello della regolamentazione delle modalità di ingresso degli stranieri nel nostro paese. E ha ricordato che le stesse «risultano spesso di non facile applicazione e favoriscono il ricorso al lavoro sommerso (che riguarda sicuramente gli immigrati irregolari, ma in misura maggiore quelli regolari con lavoro stabile), ponendo con forza - ha rimarcato ancora Fini - la questione relativa alle modalità di reclutamento di tale manodopera e a come regolarmentarne la permanenza nel territorio». Si tratta, ha sottolineato il presidente della Camera, « di temi dai quali non possiamo far finta di non vedere. La politica, infatti, deve comprendere queste dinamiche, facendosi carico di affrontare i problemi che sono sotto gli occhi di tutti».

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L'emigrazione non conosce crisi

Come si spiega la superiore capacità di resistenza degli immigrati, rispetto ad altri del settori

Il presidente della Camera Gianfranco Fini (Ansa)

Tags Correlati: Camera dei deputati | Gianfranco Fini | Giustizia | Istat | Italia | Maurizio Sacconi | Montecitorio |

 

Fini ha quindi rivolto un appello alla classe politica. «Se su questioni così rilevanti come
il lavoro, che indicano la cifra politica complessiva del paese e il livello di civiltà, si riesce nel prosieguo della legislatura a uscire dal clima di perenne contrasto e contrapposizione, che è il sale della democrazia ma spesso in Italia è una rigida contrapposizione di ruoli, e si dà vita a riforme ampiamente condivise e ampiamente partecipate, si scrive un bel capitolo della politica italiana». E l'appello è stato prontamente raccolto dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Che ha sottolineato come il nuovo piano triennale del lavoro, che sarà presentato a giorni dal governo, «ha come obiettivo prioritario quello di liberare il lavoro dall'illegalità e dal pericolo che sono due termini fortemente legati tra loro».

Il ministro ha sottolineato che la logica sarà quella di «contrastare con la tolleranza zero il lavoro nero totalmente irregolare». Quanto alle sanzioni contro lo sfruttamento del lavoro, Sacconi ha osservato che «la legge Biagi, negli articoli 18 e 28, prevede la combinazione del reato di illecito nell'intermediazione fraudolenta sia all'ipotesi di reato nell'intermediazione illecita. È previsto un apparato sanzionatorio e si può verificare l'opportunità di rafforzare quelle sanzioni con l'aggravante di sfruttamento del lavoro
clandestino».

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