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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2010 alle ore 08:02.
Pochi emendamenti e ben selezionati, da concordare preventivamente tra il governo, il relatore e i capigruppo di maggioranza, e da accorpare con ogni probabilità in un maxiemendamento che sarà predisposto già nel corso dell'esame in commissione Bilancio del Senato, o direttamente in aula. A chiarire che sarà questo l'esito del primo esame del decreto correttivo da 24,9 miliardi è il vice ministro dell'Economia, Giuseppe Vegas. I 2.550 emendamenti presentati al testo, metà dei quali recano la firma di senatori della maggioranza – spiega Vegas – sono nella media, ma «bisognerà fare una riflessione e credo che ne resteranno molto pochi. «Ci sono emendamenti che parlano di misure fittiziamente a costo zero, ma è difficile fare dei cambiamenti che non hanno un qualche impatto finanziario». Del resto, se il governo ha deciso di anticipare a fine maggio la manovra correttiva per ridurre il deficit dal 5% del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% del Pil nel 2012, è perché «a livello europeo si ritiene di dover prendere in anticipo delle misure per evitare che ci siano dei rischi».
Constatazione difficile da digerire per una maggioranza orientata in parte a rafforzare le misure a sostegno della crescita. La partita è solo all'inizio, ma già a partire da martedì si capirà quali siano i margini effettivi per modifiche al testo, mantenendo ferma l'invarianza complessiva dei saldi. E se, alla fine, la conclusione sia il rituale maxiemendamento con apposita della relativa questione di fiducia. La manovra è stata approvata «in tempi brevi ed è perfettibile – osserva il ministro della salute Ferruccio Fazio – ma gli emendamenti probabilmente sotto forma di maxiemendamento devono essere a saldi costanti». La palla è in mano al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Nel maxiemendamento confluirà l'adeguamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego (già deciso dal consiglio dei ministri in seguito alla perentoria richiesta di Bruxelles), lo spostamento di sei mesi per il pagamento delle tasse pregresse in Abruzzo, l'esclusione della sanità dal blocco del turn over, nonché la modifica della norma che eleva la percentuale di invalidità richiesta per accedere all'assegno mensile dal 74 all'85% (dalla misura è atteso un risparmio di 80 milioni nel triennio). Allo studio anche una diversa rimodulazione dei tagli a regioni ed enti locali anche se per ora i margini appaiono ristretti. È stato del resto lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ad aprire alle richieste dei governatori ma anche il leader della Lega, Umberto Bossi, preoccupato per l'esito finale del federalismo fiscale, ha giudicato fondate alcune delle richieste avanzate dalle regioni. Quanto ai comuni, l'Anci ha incassato la "comprensione" alle proprie istanze dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.