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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2010 alle ore 15:44.
L'investimento Fiat da 700 milioni su Pomigliano d'Arco è appeso ad un filo. La decisione finale sullo spostamento della produzione della nuova Panda dalla Polonia allo stabilimento campano è legata a due fattori. Il primo è l'esito del referendum che coinvolge gli oltre 5mila dipendenti: domani mattina si apriranno i seggi per chiudersi alle 21. Sembra scontata l'affermazione del sì che per l'azienda dovrà avvenire con un ampio margine, per assicurare il sostegno dei lavoratori all'accordo separato.
Ma per l'atuazione dell'investimento non è sufficiente un'ampia vittoria al referendum. Nonostante 4 sindacati su 5 si siano espressi a favore, così come tutte le confederazioni sindacali a tutti i livelli (compresa la Cgil) per la Fiat bisogna assicurare la "blindatura" dell'intesa. Dovrà essere messa al riparo da possibili contestazioni e dal contenzioso giudiziario che rischiano di comprometterne l'attuazione. Resta da superare quindi l'ostacolo della Fiom-Cgil che pur considerando «illegittimo» il referendum invita i lavoratori a votare per «evitare schedature». Per la realizzazione del "Piano", secondo la Fiat si devono concretizzare le condizioni che rendono operativa e praticabile l'intesa. Tra le ipotesi attualmente oggetto di studio c'è quella riportata da "la Repubblica", di creare una newco controllata dalla Fiat alla quale conferire le attività produttive di Pomigliano, in modo da procedere alla riassunzione dei nuovi dipendenti secondo i criteri dell'accordo con le deroghe al contratto.
Intanto domani, in concomitanza con l'apertura dei seggi per il referendum, i lavoratori sono richiamati in fabbrica per partecipare ad una giornata di formazione e poter partecipare alla consultazione. Oggi sono stati consegnati i dvd realizzati dal direttore dello stabilimento, Sebastiano Garofalo, nel quale si spiegano i termini dell'accordo. Divisi a Pomigliano, i sindacati si sono ricompattati a Termini Imerese, stabilimento che nei piani Fiat sarà dismesso entro il 2011. Oggi è stato dichiarato uno sciopero per protestare contro le parole dell'amministratore delegato Sergio Marchionne che aveva criticato i lavoratori siciliani, accusandoli di avere scioperato lunedì scorso solo per poter vedere la partita di calcio dei Mondiali Italia-Paraguay. Non è il primo sciopero, visto che già lunedì scorso i lavoratori di Termini Imerese avevano incrociato le braccia per protestare contro l'azienda che aveva vietato il maxischermo.