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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 21:47.
La Federal Reserve diventa più prudente sulle prospettive della ripresa americana, preoccupata anche del minore sostegno che alla crescita sta arrivando da fuori degli Stati Uniti, e come previsto, lascia i tassi di interesse invariati ai minimi storici a un range compreso tra lo 0 e lo 0,25%, dove erano stati portati nel dicembre 2008. Secondo quanto emerge dal comunicato del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, la ripresa economica "procede, ma a passo moderato", accompagnata da "un graduale miglioramento del mercato del lavoro", segnato però "da un alto tasso di disoccupazione".
Alla fine della riunione di due giorni, la banca centrale americana ha dunque deciso di non toccare il costo del denaro e di lasciare invariato anche il tasso di sconto, fermo allo 0,75%. La Fed, pur ribadendo che il tasso sui fed funds resterà a livelli "eccezionalmente bassi per un periodo di tempo prolungato" (secondo gli analisti fino all'anno prossimo) ha usato un linguaggio più cauto, soprattutto sulla solidità della ripresa, rispetto alla riunione dello scorso 27 e 28 aprile: "Le condizioni del sistema finanziario offrono minore sostegno alla crescita, di riflesso all'evoluzione della situazione all'estero". Il riferimento non è eplicito ma richiama inevitabilmente la crisi di debito sovrano in Europa che nella prima metà di giugno ha raggiunto il suo picco.
«Le informazioni ricevute dal Fomc da aprile a oggi - affema ancora il Federal open market committee - suggeriscono che la ripresa sta procedendo e che il mercato del lavoro sta migliorando gradualmente, anche se è probabile che il ritmo della ripresa sarà moderato per un certo periodo».
La decisione non è stata tuttavia unanime: il governatore della Fed di Kansas City Thomas Hoenig è stato, come già nelle riunioni di gennaio, marzo e aprile, l'unico dei dieci membri del Fomc a dire no. Hoenig ha motivato la propria scelta spiegando che dovrebbe essere tolta dal documento la frase relativa all'impegno a mantenere i tassi bassi "per un periodo prolungato" dal momento che rappresenta un freno alla flessibilità di manovra della Banca Centrale. La Fed ha usato toni meno entusiastici anche sui consumi, limitandosi a segnalare "un incremento", dopo avere parlato in precedenza di "un recente balzo". A maggio gli americani hanno tagliato le spese in quasi tutti i settori, dall'abbigliamento alle auto, per la prima volta dal settembre 2009. L'andamento dell'inflazione rafforza i timori di un rallentamento della ripresa: negli ultimi mesi è diminuita ulteriormente rispetto ai già bassi livelli precedenti (in maggio la componente "core", esclusi i generi alimentari e l'energia, dei prezzi al consumo è cresciuta appena dello 0,9% rispetto all'anno precedente, il rialzo annuale minore in quasi 45 anni) e "dovrebbe rimanere bassa per un certo periodo".