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La ricerca di petrolio nelle Egadi dopo la marea nera della Bp fa paura

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 17:17.

Maria Guccione è uno dei volti più noti di Favignana, una delle isole dell'arcipelago delle Egadi al largo di Trapani. Riconosciuta come la massima esperta della tradizione culinaria delle Egadi, oggi è assessore al Turismo. Ha fatto tante battaglie. Una, 25 anni fa, per evitare tra Favignana e Marsala le trivellazioni dell'Eni per la ricerca di idrocarburi. La compagnia andò via, ma solo perché il prezzo del petrolio, ai tempi, non permetteva di coprire i costi di produzione. Era il 1985, venne approvato dal Parlamento un ordine del giorno che vietava le ricerche petrolifere al largo delle Egadi.

«Non pensavo – dice oggi Maria Guccione – che il problema sarebbe risorto». Già, perché gli abitanti delle isole Egadi e della Sicilia occidentale hanno scoperto da poco che il Governo avrebbe rilasciato 30 autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi al largo delle coste siciliane. Non è un caso che sia stata scelta quest'area per le esplorazioni e le successive estrazioni: secondo stime le isole Egadi potrebbero fornire 150.000 barili di petrolio al giorno, una cifra altissima considerando che in tutta Italia si estraggono 130.000 barili al giorno.

L'autorizzazione principale è del gennaio 2009 ed è stata resa nota grazie a un avviso pubblicato ad aprile su alcuni quotidiani nel quale si dava notizia dell'intenzione della San Leon Energy di fare ricerche nel Mediterraneo. Sul sito della società è possibile trovare i calcoli sulle estrazioni possibili, (7 milioni di barili annui) di petrolio, mentre sul sito del ministero dello Sviluppo economico si trovano i dettagli della concessione governativa. Una delle aree è proprio quella già individuata nel 1980 tra Favignana e Marsala, denominata "pozzo Narciso". Il ministero per lo Sviluppo economico ha concesso alla compagnia San Leon Energy autorizzazioni per un totale di 1.820 chilometri quadrati: tra Favignana e Marsala, alle spalle delle Egadi ed a 20 km della costa tra Sciacca e Selinunte. Secondo le autorizzazioni la San Leon non potrebbe procedere alla perforazione di un pozzo, né all'allestimento di un qualunque impianto di estrazione, dal momento che l'esecuzione di tali operazioni sarà possibile solo dopo aver ottenuto il conferimento del titolo e dopo i controlli di competenza del ministero dell'ambiente.

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Tags Correlati: Agrigento | Antonio D'Alì | Audax | Eni | Maria Guccione | Mediterranean Resources | Mediterraneo | Ministero dello sviluppo economico | Nicola Cristaldi | Northen Petroleum | San Leon Energy | Shell Italia | Stefania Prestigiacomo | Texas | Trapani | Tutela ambientale

 

Ma San Leon Energy non è sola. Alte due compagnie petrolifere, (Shell e Audax) hanno intenzione di svolgere le loro ricerche in quest'area. La superficie interessata diventa allora di 4.300 chilometri quadrati e racchiude due aree che presto dovrebbero diventare Parco nazionale. La Shell ha dato mandato alla Northen Petroleum di sondare il Canale di Sicilia per mezzo di esplorazioni sismiche tridimensionali. La compagnia australiana Audax è interessata ai fondali di Pantelleria ed ha già ceduto il 10% dei diritti di estrazione a un'altra compagnia, la Bombora Energy Pty Lmt., che in cambio corrisponderà il 15% dei costi di esplorazione e alcune quote di un pozzo petrolifero. Ufficializzata l'intenzione di procedere alle ricerche, tutti hanno detto no. In Parlamento ci sono interrogazioni presentate dal deputato Nicola Cristaldi e dal senatore Antonio D'Alì che è anche presidente della commissione Ambiente del Senato e ha presentato un emendamento per la salvaguardia delle riserve da inserire nel disegno di legge, attualmente in discussione, sulle aree protette. Ordini del giorno contro le trivellazioni sono stati approvati dalle province di Agrigento, ma anche dai consigli comunali di Sciacca, Menfi e Castelvetrano.
Il timore che si possa ripetere quanto successo in Louisiana ha inciso non poco anche perché le Egadi sono destinate a diventare la più grande Area marina protetta del Mediterraneo.

E se al ministero dello Sviluppo economico si parla di un iter in corso, al ministero dell'Ambiente nessuno sa nulla: «Mai autorizzato alcuna perforazione petrolifera nel mare della Sicilia – ha chiarito il ministro Stefania Prestigiacomo –. Allo stato degli atti esiste una sola richiesta di esplorazione senza perforazione per la quale non è stata concessa la Valutazione di impatto ambientale». Fronte caldo anche in Sicilia Orientale. Richieste di trivellazione davanti la costa iblea sono state presentate dalla società Sviluppo Risorse Naturali, con sede a Roma, controllata dalla Mediterranean Resources con sede in Austin (Texas- USA). L'area della ricerca, che riguarda idrocarburi liquidi, interessa uno specchio di mare che va dal comune di Vittoria a quello di Scicli per un totale di 460 km quadrati partendo dalla costa e fino a 20 km al largo. La Sviluppo Risorse naturali è in possesso di una autorizzazione della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie del ministero dello Sviluppo rilasciata nella seduta del 6 aprile 2009.

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