Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 18:11.

My24

«Negli anni delle stragi di mafia culminate con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino ci fu qualcosa di molto simile ad una trattativa tra Stato e Cosa Nostra». Sono le considerazioni alle quali è giunto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu, che ha illustrato la sua relazione su «I grandi delitti e le stragi di mafia del 1992-93». «È ragionevole ipotizzare - ha detto - che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica».

Citando Falcone, Pisanu ha sostenuto che «non esistono terzi livellì di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di cosa nostra», e quindi «ipotizzare l'esistenza di centrali del crimine, burattinai e grandi vecchi che dall'alto dettano l'agenda o tirano le fila della mafia, significa - secondo Pisanu - peccare di rozzezza intellettuale».

Ma dalla storia di quegli anni e dalle esperienze di personaggi politici e giudiziari di prim'ordine, se emerge «l'estraneità di governo alla trattativa» con la mafia, non si può escludere che «qualcosa del genere ci fu e Cosa Nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza».

Strage di Via D'Amelio. Sulla strage di Via D'Amelio e sugli sviluppi successivi - ipotizza Pisanu - la trattativa ebbe un impatto rilevante. Non è facile misurarne la portata a causa della segretezza delle indagini in corso. Secondo l'opinione prevalente il primo contatto fu stabilito nello spazio di tempo compreso tra la strage di Capaci e quella di Via D'Amelio e si protrasse fino al dicembre del '92, praticamente fino alla vigilia dell'arresto di Riina avvenuto il 16 gennaio successivo».

Di questi contatti (che nelle loro intenzioni costituivano un'ardita operazione investigativa) i due ufficiali informarono alcune autorità politico-istituzionali. Secondo l'ipotesi accusatoria «invece essi intavolavano un vero e proprio negoziato in virtù del quale Cosa Nostra poneva fine alle stragi e otteneva, in cambio, provvedimenti favorevoli all'organizzazione». Secondo Pisanu «questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto nella natura stessa della borghesia mafiosa».

Episodi chiave. «Basti pensare - continua Pisanu - al mancato golpe di Junio Valerio Borghese, al finto rapimento di Michele Sindona, alla regia di Pippo Calò nella strage del rapido 804». «Quella storia - prosegue - ci dice, secondo la nota affermazione di Buscetta, che "la mafia non prende ordini da nessuno", è autonoma. La sua stella polare è l'utilitarismo, cioè il concreto interesse dell'organizzazione».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi