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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2010 alle ore 19:07.
Per gli utenti normali dei social network, quelli che hanno al massimo mille amici e pochi o nessuno con nome riconoscibile ai più, è altrettanto normale postare i più o meno gravi drammi della vita. Non serve nemmeno essere troppo espliciti, perché gli amici riconoscono subito l'ombra di un dolore dietro il link a un certo video, la trascrizione di una certa poesia, la scelta di certi aggettivi. I sentimenti sui social network si alzano come segnali di fumo visibili da lontano e da molti, e hanno inoltre il vantaggio di eludere sorrisi amari, frasi di circostanza e tutto ciò che di meno piacevole la prossimità umana comporta di fronte al dolore.
Per le celebrità, però, il discorso è diverso. Gli account - quelli veri - su Facebook e twitter sono usati come spazio di dialogo con i propri fan, ma soprattutto per ricordare loro l'uscita del nuovo film o cd, la pubblicazione di un articolo su di loro, oppure per dare e avere dritte sulle città che si visitano come trottole con trolley, mentre gli aggettivi più ricorrenti per descrivere un'esperienza sono variazioni di superlativi alla "meraviglioso" e "stupendo". Sul social network si sta come sul palco o sul red carpet, con sorriso sereno e trucco perfetto. È il dolore che non si condivide mai, come accade sul palco e sul red carpet. Sono pochi, pochissimi i casi come quello di Niccolò Fabi che ha rivelato tramite Facebook di aver perso la sua bambina di due anni. Un dolore forse troppo grande e per questo da condividere con più persone possibile, anche sconosciute. E un modo sincero per far capire perché i suoi concerti estivi saranno tutti annullati. Ma comunque una rarissima trasparenza.
A lui si potrebbe associare Elizabeth Taylor, 88enne e attivissima su twitter, che usa per aggiornare gli amici sulle sue precarie condizioni di salute, non nascondendo persino i ricoveri per complicate operazioni al cuore. Al limite, le celebs fanno solo intuire i loro drammi con aforismi o pensieri dolenti, come Mary J. Blidge che confida ai fan di avere brutte giornate (e scrive cose del tipo «non ti preoccupare se ti alzi di cattivo umore. Capita a tutti. Pensa che l'importante è che tu ti sia alzato»), oppure Ricky Martin («tutto quello che ti limita, gettalo via»). E poi ci sono i casi dove il dolore diventa così tragico da tradursi in silenzio, come quello dello stilista Alexander McQueen, che su twitter scrisse un solo post («sto lavorando alla mia nuova collezione donna») qualche mese prima di uccidersi. Se la celebrità soffre non lo dice, e si nasconde nell'assenza, dai social network e dalla vita. Come Greta Garbo, che affrontò la dolorosa vecchiaia chiusa dietro le vetrate della sua casa in un grattacielo di New York.