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Calabrò «La libertà di stampa non si tocca». Fini: «In democrazia mai sufficiente»

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 12:29.

«La libertà d'informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette, e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione». Questo è il monito del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che nella relazione annuale al Parlamento tocca uno dei temi più discussi in questi giorni, alla vigilia della giornata di mobilitazione indetta per il 9 luglio dalla Federazione nazionale della stampa contro il disegno di legge in materia di intercettazioni. «Un grande Paese democratico - ha sottolineato il presidente della Camera, Gianfranco Fini - ha bisogno di un'informazione forte, libera e autorevole e in un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente».

Calabrò ha sottolineato come il pluralismo dell'informazione sia «tra i principi fondanti dell'Unione europea in base al trattato di Lisbona: «si tratta di un parametro di legittimità della legge che deve essere valutato con attenzione in qualunque intervento normativo nazionale in materia d'informazione, compresi quelli riguardanti le intercettazioni». Un tema caldo quello dell'informaizone: venerdì 9 luglio è previsto il black out dell'informazione contro le misure contenute nel ddl intercettazioni e dal web sono arrivate richieste di forme alternative di protesta contro il ddl intercettazioni.

La normativa sulla par condicio, ha detto Calabrò, dovrebbe uniformare il trattamento della Rai e quello delle tv private per evitare «sfasature e distorsioni», si legge nella relazione. Un tema caldo dopo le polemiche che hanno segnato l'ultima campagna elettorale per le regionali con la sospensione dei talk show da parte della Rai (su indicazione della Vigilanza), ma non nelle tv private (il cui regolamento, emanato dall'Agcom in linea con quello della tv pubblica, è stato poi annullato dal Tar). Calabrò è tornato a chiedere nella sua relazione una nuova governance per la Rai, come già avvenuto negli anni precedenti. Una richiesta che é rimasta inascoltata.

Stop a monoscopi e programmi ripetuti.«La tv locale - che gioca un ruolo importante ai fini del pluralismo dell'informazione - con il digitale può concentrarsi sulla qualità e sull'informazione locale. Riempire l'etere di monoscopi o programmi ripetuti é un'occupazione dello spettro che non serve a nessuno e danneggia l'insieme». Su questo fronte sarebbero in arrivo regole certe per l'utilizzo delle frequenze da parte delle tv locali: chi non manda in onda palinsesti degni di questo nome, dovrà restituire le frequenze. L'iniziativa è allo studio di Agcom e Dipartimento comunicazioni.

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«In assenza di interventi, con il tasso attuale di diffusione degli smartphones, la nostra rete mobile rischia il collasso», ha sottolineato Calabrò, sia per la trasmissione di dati sia per la voce. Per scongiurare il collasso, l'Agcom sta portando avanti in Europa e in Italia una politica finalizzata alla liberalizzazione in tempi brevi delle frequenze radio. «Contiamo di rendere disponibili prima del 2015 - ha sottolineato Calabrò - circa 300 mhz da mettere all'asta per larga banda». Un'asta i cui proventi potrebbero essere reinvestiti, almeno in parte, proprio nel settore.

Per lo sviluppo della rete in fibra in Italia, spiega Calabrò, servono piano operativi, progetti concreti su quello che si vuole fare. Le pur apprezzabili intenzioni illustrate dagli operatori non bastano perchè l'Italia è al di sotto della media Ue per la diffusione della banda larga. Calabrò bacchetta gli operatori. Ricordando i recenti progetti di Wind, Vodafone, Fastweb e Tiscali da un lato e Telecom dall'altro, Calabrò invita a una iniziativa complessiva.

La completa digitalizzazione della tv italiana «potrebbe essere completata entro il 2011, come indica una recente raccomandazione europea e come auspica il viceministro Romani. Il 2010, ricorda Calabrò, rappresenta »un anno di svolta« per il sistema televisivo italiano: a fine anno »il 70% delle famiglie sarà digitalizzato«. Intanto sono già all digital
sei regioni d'Italia (Sardegna, Valle d'Aosta, Piemonte occidentale, Trentino Alto Adige, Lazio, Campania). Nel corso di quest'anno è prevista la completa digitalizzazione del
Nord Italia. Nel 2011 avverranno gli switch off nelle regioni del versante adriatico e, infine, nel 2012 passeranno al digitale la Toscana, l'Umbria, la Sicilia e la Calabria. Un termine che, »con uno sforzo«, per Calabrò, si può anticipare.

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