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Il successore di Petraeus al CentCom sembra un eroe da film di Harrison Ford, anzi lo è

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 22:20.

L'uomo che per conto di Barack Obama guiderà il CentCom, ovvero il Comando centrale delle Forze armate americane a Tampa, in Florida, è James Mattis, il generale dei marines che nel 2004 sotto la guida di George W. Bush ha riconquistato la città irachena di Falluja al termine di una delle più violente battaglie militari degli ultimi anni. La nomina è stata annunciata dal Segretario della Difesa, Robert Gates. Mattis, 59 anni, prende il posto di David Petraeus, chiamato dal presidente Obama a risolvere, sul campo, la delicata campagna afghana. Mattis è un alleato del suo predecessore, tanto da aver contribuito all'elaborazione del manuale anti guerriglia adottato nel 2007 dall'esercito americano.


Il neo capo del Cent Com sembra un eroe di un film di guerra hollywoodiano: duro, deciso, cattivo. A breve sarà interpretato al cinema da Harrison Ford, in un kolossal già atteso dai critici come il nuovo Platoon. Il film, prodotto dalla Universal Picture, si intitolerà "No true Glory: The Battle for Falluja" ed è tratto da uno dei libri di guerra più belli degli ultimi anni, quello scritto da Bing West, l'ex vicesegretario alla Difesa dell'Amminitrazione Reagan che nel 2004 ha raccontato dalla prima linea la battaglia per la conquista di Falluja guidata da Mattis. Non è la prima volta che il generale dei marines appare su uno schermo. Qualche anno fa, il suo personaggio era uno dei protagonisti della straordinaria e iper realistica serie televisiva della Hbo ambientata in Iraq, "Generation Kill".


L'esperienza della "Operation Phantom Fury" a Falluja ha segnato la vita di Mattis. Nell'enclave saddamita è stato costretto a combattere una guerriglia che non aveva scrupoli, capace di far saltare in aria americani e iracheni, militari e civili, senza alcuna pietà. La strategia adottata nella provincia di Anbar – uso della forza, capacità di adattarsi al nemico e volontà di trasformarlo in alleato – è stata la chiave del successo nella zona irachena più fedele al dittatore.


Mattis è noto per il suo linguaggio diretto. Non è uno che le manda a dire. Nel 2005, di ritorno dall'Afghanistan, raccontò a una platea di San Diego di provare piacere intellettuale nello sparare «alla gente che per cinque anni è andata in giro a schiaffeggiare le donne soltanto perché non portavano il velo». Mattis aggiunse che questi fondamentalisti in realtà non appartenevano al genere umano, «per cui sparargli è davvero molto divertente».

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Il generale però è solito anche dare consigli più moderati ai suoi uomini: «Se mostrate rabbia o disgusto verso i civili, sappiate che state concedendo una vittoria ad al Qaeda e agli altri ribelli». Oppure, al contrario: «Ogni volta che salutate un civile iracheno, al Qaeda si rivolterà nella propria tomba». L'ordine ai suoi marines è comunque quello di seguire sempre il motto che ha fatto la fortuna del corpo: «Dimostrate al mondo che non ci sono migliori amici né peggiori nemici dei marines». Quindi la regola è «siate educati, professionali, ma mettete anche in conto di uccidere chiunque incontrate». Un'altra delle sue ormai leggendarie regole di ingaggio è questa: «Sono venuto in pace. Non ho portato l'artigliera. Ma, con le lacrime agli occhi, vi giuro che se provate a fottermi vi ucciderò tutti».

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