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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 18:17.
Il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, smentisce la notizia riportata dal Corriere della sera secondo la quale sarebbe indagato per «associazione segreta» e si dice pronto a chiarire la sua posizione davanti ai magistrati definendo solo «fango e menzogne» le accuse che gli vengono attribuite. Le polemiche riguardano l'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna e in altre regioni italiane condotta dalla Procura di Roma.
La nota. «Mi trovo mio malgrado trascinato in mezzo a uno tsunami mediatico-giudiziario di violenza inaudita, senza nessuna possibilità di potermi difendere compiutamente da una serie di ricostruzioni che definire fantasiose costituisce un eufemismo - scrive Verdini in una nota -. Ho perfino appreso da un quotidiano di essere indagato come membro di un'associazione segreta di cui non sono mai stato a conoscenza e di cui, conseguentemente, non ho mai fatto, né faccio, parte. Mi sono state portate una o due
volte a casa mia (e non otto come scrive un altro quotidiano) tutte insieme le tre persone arrestate ai sensi della legge Anselmi, e in quelle occasioni non si è mai parlato né del lodo
Alfano, né di pressioni sul Csm o sulla Cassazione, né di candidature alla presidenza della Campania, né di qualsiasi fatto che abbia rilevanza penale, a cominciare proprio da questa
fantomatica organizzazione segreta».
«Ancora oggi, poi, alcuni quotidiani continuano a parlare della banca che presiedo e di un fiume illecito di denaro (chi 8 milioni di euro, chi 4) depositati, transitati o negoziati presso il Credito cooperativo fiorentino. Notizia smentita più volte da me e dalla banca stessa, in quanto completamente falsa - puntualizza il coordinatore del Pdl -. Peraltro, la stessa ordinanza del gip di Roma conferma, come da indagini svolte presso il Ccf e il Giornale della Toscana, che sono stati fatti regolari versamenti con assegni circolari in più rate per complessivi 800mila euro, che servivano alla ricapitalizzazione della società che edita il quotidiano. Un'operazione del tutto trasparente, che nulla ha a che vedere con le calunniose illazioni riportate dalla stampa. Sono pronto a chiarire tutto davanti ai magistrati, quando riterranno opportuno convocarmi, nella speranza, probabilmente vana, che questo stillicidio di notizie in aperta violazione del segreto istruttorio cessi, che la verità venga finalmente acclarata, e che s'interrompa questo incredibile fiume di fango e di menzogne che viene quotidianamente riversato sulla mia onorabilità di uomo e di politico».