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Per il Gip, la loggia di Carboni voleva influenzare la Consulta sul Lodo Alfano

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 11:42.

Una superloggia segreta guidata dall'imprenditore Flavio Carboni, tra settembre e ottobre 2009, tentò di avvicinare giudici della Corte costituzionale allo scopo di influire sull'esito del giudizio sul cosiddetto Lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello stato. Lo afferma il gip Giovanni De Donato, nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto per Carboni, per Pasquale Lombardi, ex esponente della Dc e l'imprenditore napoletano, e per Arcangelo Martino nell'ambito dell'inchiesta sull'eolico in Sardegna.

Ai tre arrestati viene contestata l'accusa di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. «Una associazione per delinquere - scrive il gip - diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti» caratterizzata «dalla segretezza degli scopi» e volta «a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione».

Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, secondo il gip avvenne una riunione nell'abitazione romana del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della consulta. All'incontro era invitato anche lo stesso Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi.

La contropartita chiesta per tale attività di lobby è la candidatura di Nicola Cosentino alla Regione Campania, come esplicitato in una telefonata di Lombardi allo stesso sottosegretario. Il tentativo di influire sul giudizio di costituzionalità del lodo Alfano non va però a buon fine. Il 7 ottobre 2009 la Corte boccia il provvedimento, suscitando le ire di Carboni e Martino, che accusano Lombardi del fallimento e della figuraccia fatta con i propri referenti politici, a partire da Verdini.

Il Gip inoltre afferma che tra la fine del 2009 e febbraio del 2010, in vista delle elezioni regionali, i tre arrestati si impegnarono al fine di ottenere la candidatura dell'attuale sottosegretario all'Economia. Questi però fu raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere perché accusato di concorso esterno in associazione mafiosa dal gip Raffaele Piccirillo.

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I tre allora cercarono di favorire un rapido accoglimento del ricorso proposto contro tale misura, grazie al rapporto esistente fra Lombardi e il presidente di Corte di Cassazione, nel tentativo di recuperare la sua candidatura di Cosentino. Il ricorso fu tuttavia rigettato. A questo punto il gruppo guidato da Carboni avviò, secondo il Gip, un'intensa attività diretta a screditare il nuovo candidato del Pdl alla presidenza della regione Campania, Stefano Caldoro, nel tentativo di escluderlo dalla competizione elettorale, anche diffondendo all'interno del partito e su Internet, notizie diffamatorie sul suo conto.

Per il gip i tre hanno «sviluppato una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura e della politica da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e ciò anche grazie alle attività di promozione di convegni e incontri di studio realizzate tramite una associazione denominata "Centro studi giuridici per l'integrazione europea Diritti e Libertà"». L'associazione era gestita da Lombardi in qualità di segretario e da Martino quale responsabile dell'organizzazione. La struttura, scrive il gip, era «di fatto finanziata e gestita in modo occulto da Carboni». Per il magistrato i tre «approfittavano delle conoscenze per acquisire informazioni riservate e influire sull'esercizio delle funzioni pubbliche rivestite dalle personalità avvicinate dai membri dell'associazione»

Gli altri episodi contestati sono: il tentativo, a partire da luglio del 2009, di accaparrarsi appalti per la produzione di energia eolica in Sardegna; le attività di interferenza nei confronti di componenti del Consiglio superiore della magistratura per la nomina, ad alcune cariche direttive, di magistrati graditi al sodalizio, tra cui Alfonso Marra, aspirante alla carica di presidente della Corte di Appello di Milano; le attività per influire sull'esito del ricorso presentato dalla lista «Per la Lombardia» del presidente Roberto Formigoni contro l'esclusione dalle regionali (intervento operato tramite l'intervento di Lombardi sul magistrato Alfonso Marra, appena insediato alla Corte d'Appello di Milano, ma senza esito); l'intervento su rappresentanti del ministero della Giustizia, dopo il respingimento del ricorso della "Lista per la Lombardia", per sollecitare una ispezione straordinaria nei confronti dei magistrati del collegio che aveva esaminato il ricorso (tentativo fallito a causa dell'opposizione dei vertici del ministero).

La difesa di Carboni: arresto assurdo e ingiustificato.

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