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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 11:10.
Tertium datur. La via di mezzo tra l'indipendenza e l'unità, per la ‘ndrangheta, è il federalismo criminale. La maxi retata di oggi sull'asse Milano-Reggio Calabria (e non viceversa) in cui è stato catturato anche il numero 1, Domenico Oppedisano testimonia che ormai la ‘ndrangheta padana esiste, è forte e lotta insieme a quella calabrese in un rapporto di "compensazione".
Bastava leggere le ultime due relazioni del sostituto procuratore nazionale antimafia, Roberto Pennisi, per capire che la magistratura si stava avvicinando alla verità sulla struttura della criminalità calabrese in Lombardia. Nel rapporto 2009 Pennisi scriveva che «il cordone ombelicale» si era quasi rotto e che la mafia milanese era diventata ormai adulta e indipendente. Nella relazione 2010 Pennisi correggeva il tiro e scriveva invece che il cordone ombelicale era ancora attaccato ma la scala di valori era ormai paritaria: Reggio e l'Aspromonte non comandano più, al massimo collaborano. Le decisioni si prendono insieme. E Milano conta, altro che se conta.
Un'evoluzione logica, naturale. Platì, la capitale armata della ‘ndrangheta calabrese, da oltre 40 anni si è del resto spostata alle porte di Milano, nella ricca e verde Buccinasco, dove le famiglie furono spedite per la sciagurata legge del confino. Da lì hanno dapprima fiutato l'aria e poi, con la forza della violenza e dei soldi accumulati con lo spaccio internazionale della droga, hanno spodestato Cosa Nostra e dettato legge. Negli appalti e nella politica. Se le famiglie Barbaro e Papalia sono state le prime a capire che gli affari erano al Nord, le altre cosche calabresi ioniche e tirreniche ci hanno messo poco a capire che la via era segnata e il dado tratto. E così, nell'indifferenza pressoché totale della politica e della società civile, hanno assediato le province ricche: a partire da Varese (oltretutto a un passo dalla Svizzera, terra di riciclaggio) e Brescia, diventata ormai la capitale di riserva della ‘ndrangheta lombarda.
L'operazione giunge al momento giusto perché negli ultimi due anni, dopo l'omicidio Novella, le cosche calabresi stavano preparando canovaccio e regia per la spartizione dei subappalti milionari in vista di Expo 2015. E poco importa, come sembra disvelare questa indagine, che ci siano mandamenti simili alla struttura siciliana. Quel che conta è che nella crisi mondiale della società e dell'economia, l'unica Spa che sembra non conoscere battute d'arresto è quella mafiosa. Il colpo di oggi sull'asse Milano-Reggio quantomeno dimostra che lo Stato c'è e batte l'ennesimo colpo.