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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 13:49.
«Possiamo discutere delle scelte da fare e delle misure da adottare, ma non c'è dubbio che non possiamo continuare a far pesare sulle spalle dei giovani un debito pubblico così pesante». A parlare è il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel corso della sua visita a Trieste alla nuova sede della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. Napolitano ha ricordato come l'Italia sia in «una fase di consolidamento della finanza pubblica dopo il peso e l'assillo della crisi economica e finanziaria internazionale» e come l'alto debito pubblico sia un retaggio del passato.
Ma, ora, ha aggiunto, non è più accettabile «spendere ogni anno risorse per diversi punti del Pil non per investire ma per pagare il debito pubblico». Mentre, «c'è bisogno di misure di severa restrizione della spesa pubblica corrente». Naturalmente, ha detto Napolitano, «vorremmo sempre salvaguardare la spesa pubblica per investimenti e in modo particolare per quelli nella formazione e nella ricerca». Ma dalla realtà non si scappa ed è chiaro che «negli ultimi tre decenni la spesa pubblica è cresciuta al di sopra di ogni ordine» e adesso va ridotta. Napolitano ha ricordato la sua esperienza come ministro di un Governo della Repubblica e ha detto di «sapere bene quanto sia difficile definire le "priorità" all'interno del Consiglio dei ministri» ma, ha ribadito, «dobbiamo riuscire a farlo».
Il presidente della Repubblica ha lanciato poi un appello alle forze politiche perchè ci sia condivisione sulle scelte strategiche e di lungo periodo che riguardano l'Italia. «In un Paese democratico - ha sottolineato - non mancano i campi, i problemi e le scelte su cui contendersi il voto, i consensi, confrontarsi anche aspramente. Ma ci sono alcuni problemi che esigono condivisione perchè sono scelte di medio e lungo termine che non possono essere disfatte se cambia il colore di un'amministrazione, ma piuttosto richiedono continuità».
Parlando, invece, di riforma dell'università, il Capo dello Stato ha ribadito la sua «necessità», ma, ha aggiunto, che «non possono comunque mancare le risorse per uno dei settori strategici per lo sviluppo del Paese». In passato, ha ricordato Napolitano, ci sono state «scelte discutibili e onerose come la proliferazione di sedi e corsi, c'è stato disordine e inefficienza nella governance del sistema universitario». E ora, la legge di riforma è chiamata a «porre rimedio a tutto questo». Ma insieme alla riforma ci deve essere «una dotazione adeguata delle risorse, visto che sono due facce della stessa medaglia».