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Majorino (Pd) si prepara alla partita di Milano, Centemero (Pdl) si batte contro l'«oclocrazia»

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2010 alle ore 17:54.

Chi sono le promesse di Pdl e Pd al Nord? Chi sono i giovani dirigenti politici chiamati a fare gli sforzi maggiori in questa fase? E quali obiettivi si prefiggono per i loro partiti e i loro elettori? Abbiamo incontrato alcuni di loro in un viaggio a tappe nella politica del Nord, dove la Lega resta la grande protagonista, ma alleati di governo e rivali si preparano a darle filo da torcere.

Uno di quelli che ha iniziato da subito, che ha fatto fin da giovanissimo della militanza e dell'azione politica spazi essenziali della sua vita. Uno per cui essere di sinistra è nelle ossa e nel sangue «in modo talmente radicale e radicato, da non riuscire nemmeno a pensare da quando è stato così». Pier Francesco Majorino, milanese, classe 1973, capogruppo Pd in consiglio comunale a Milano, inizi da figciotto, ha vissuto tutti i passaggi dalla caduta del muro in poi e ha visto il suo partito trasformarsi da Pci a Pds, poi Ds e Pd.
Un'appassinata di storia e di intrecci politici da sempre, con un'attenzione speciale al mondo del volontariato e un legame antico con la famiglia Berlusconi. Elena Centemero, deputata Pdl, da poco coordinatrice del partito in Brianza (dopo l'autosospensione di Massimo Ponzoni), alle spalle un passato fugace come scrutatrice nelle file della Dc, decide la svolta del suo impegno in politica nel '94, ad Arcore, quando entra nel primo club di Forza Italia.

Senza giri di parole, un po' fuori dagli schemi, Majorino, si è sempre sentito abbastanza allergico alla dimensione correntizia. «Non ho mai pensato al partito come a una caserma blindata, anzi sono sempre alla ricerca di ossigeno». I dalemiani, i fassiniani - per intenderci - sono cose di cui «non mi è mai fregato molto». Gliene frega invece, eccome, di un partito in grado di essere «più concreto nell'azione politica quotidiana, un partito capace di fare battaglie a viso aperto». Questioni centrali? «La rivoluzione ambientale intesa come riappropriazione e difesa del territorio, e il lavoro». «Pilastri irrinunciabili che fanno parte della nostra storia», perché «non sopporto l'idea un po' nuovista secondo la quale siamo arrivati da Marte e non abbiamo radici». Il problema semmai è come le radici vengono rivalutate, ma «basta con questa tentazione di far credere che nel 2007, quando siamo nati, non sapevamo bene quale storia avevamo alle spalle».

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Difficile essere donna, giovane, alla prima legislatura nel Pdl, dice Elena Centemero. «C'è un appiattimento, un'etichettatura della donna di centrodestra talmente lontana dalla verità. Ci sono colleghe straordinarie, che lavorano con grande impegno, persone serissime». Più facile essere giovane, a patto di «fare il proprio lavoro con serietà, umiltà, imparare, lavorare in silenzio». Fare la coordinatrice del partito dopo il caso Ponzoni, coinvolto in un'inchiesta per bancarotta e corruzione?«Era l'ultimo dei miei pensieri, anche se alcuni hanno detto che mi sono autocandidata. Falso. Per me è stata una decisione difficile, voluta fortemente dal presidente Berlusconi. L'impegno in politica implica un servizio e quando il partito chiama bisogna esserci». Ora l'obiettivo è organizzare il Pdl sul territorio «non solo come struttura, ma anche a livello di contenuti. Voglio dare più spazio ai temi legati al sociale e individuare regole chiare e semplici, condivise, sui comportamenti. Dobbiamo tutti diventare consapevoli di essere parte di un gruppo che ha valori chiari e che richiedono adesione». Qualche esempio? No a doppi incarichi e spazi più aperti alla società.

Il Pd al Nord? Nessun eufemismo. «Alle regionali siamo andati proprio male» dice Majorino «in Lombardia abbiamo preso una bella botta». Ma il partito del Nord «è una gigantesca presa in giro per noi che abbiamo una vocazione nazionale», altra cosa è «saper valorizzare le spinte che vengono dai territori». Perché «l'unica vera grande questione del paese è quella meridionale, con le necessità di sviluppo locale». Quindi assolutamente no ad alleanze con la Lega «quei democratici che ogni tanto scimmiottano i leghisti secondo me fanno un errore di fondo». Anche se il Carroccio «ha colto prima di tutti la necessità di valorizzare il territorio e le autonomie locali e ha criticato il centralismo romano, burocratico, oggi semina odio e fa della paura delle persone materia di marketing elettorale».

Federalismo, immigrazione, semplificazione, riduzione delle tasse. Sono le parole chiave, i temi di fondo sui quali la Lega porta avanti la sua azione politica, anche nelle amministrazioni locali e questo «le conferisce una notevole forza mediatica e contrattuale, soprattutto in questo panorama di estrema confusione politica», dice Elena Centemero. In questa legislatura «vedendo i numeri con i quali siamo partiti, mi sarei aspettata una maggiore chiarezza di obiettivi di riforma da raggiungere, sui quali poter trovare punti di contatto con l'opposizione». Invece «siamo a quella che Polibio chiamava oclocrazia, cioè la degenerazione della democrazia. Il paese chiede rinnovamento e noi siamo bloccati». Riforma del sistema fiscale collegata alla lotta all'evasione e agli sprechi e riforma istituzionale, della struttura del parlamento sono i passi più urgenti da fare. «Il sistema va reso più snello nel rispetto della democrazia».

La partita per le amministrative del 2011 a Milano? «È aperta» per Majorino, che alcuni indicano come possibile candidato sindaco. «Non ho una ossessione da affermazione individuale, anche perché vedo che poi spesso questo tradisce una debolezza sul piano delle idee. Preferisco coltivare l'idea della politica in una dimensione collettiva». Ma la partita è aperta perché «il sindaco Moratti è in grande difficoltà sul piano del consenso e del rapporto con l'opinione pubblica cittadina». E ci sono «alcuni fallimenti evidentissimi, come quello di Expo che racconta della difficoltà della classe dirigente del centrodestra a interpretare questa fase».
Colpe del Pd, soprattutto nel rapporto tra vecchia e nuova classe dirigente? «È naturale che in un partito si costruiscano reti tra persone più vicine. Ma ogni tanto il Pd fa pensare di essere un arcipelago di gruppi e gruppetti. È una cosa che dobbiamo affrontare, perché non possiamo più permetterci di essere deboli sul piano identitario, altrimenti rischiamo di diventare un problema per lo sviluppo della sinistra italiana anzichè esserne il motore».

Ma il Pdl dove va? Più vicino a Casini e più lontano da Fini? «Quella che deve prevalere - dice Elena Centemero - è la priorità di governare il paese con azioni concrete di riforma, tra cui il federalismo, che ci portino in una direzione di crescita per uscire dalla crisi». Forse sarà necessaria anche un'altra manovra. Ma già ora «ci sono situazioni a livello locale dove la Lega è al governo con l'Udc, quindi non vedo difficoltà». Quanto a Fini il vero nodo sono i rapporti tra ex aennini. Certo, «sarebbe bello che i due presidenti si parlassero personalmente e cercassero di valutare se su zioni concrete di governo ci siano delle convergenze. Allora questioni di carattere personale potrebbero passare in secondo piano».

Nostalgie per il passato? Per quelle identità politiche più chiare e definite? Resta l'attaccamento ad alcuni di principio di fondo, dice Pier Francesco Majorino. «Allora i grandi partiti avevano un rapporto più radicato con il pueblo. E poi il lavoro di fatica e ricerca che in molti nella sinistra italiana hanno trasmesso oggi si è perso. Invece va recuperato l'attaccamento al ruolo delle istituzioni, rinnovandole, per difendere gli elementi unitari del paese. Lo so che non è trendy parlare di istituzioni, ma chi se ne frega. È una cosa importante».
Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer sono i leader del passato che l'esponente Pd ha nel cuore. Ma anche Alex Langer. Vittorio Foa, "Il cavallo e la torre" e I quadreni di Gramsci la saggistica legata alla poltica cui è più legato. Scrittore a sua volta Majorino è appassionato ai grandi classici, come Moby Dick e a Calvino. Gli piacciono molto Paul Auster e Jonathan Coe. E Blade Runner nella filmografia, ma anche Nanni Moretti e Guerre Stellari.

Istruzione e cultura sono il pallino di Elena Centemero, che vorrebbe avvicinare su questi temi le politiche italiane a quelle europee. Per preparsi a farlo continua a studiare. E ora sta terminando un master in dirigenza per le scuole, anche perché «avremo bisogno di attuare una riforma della governance per rendere l'offerta formativa più efficace ed efficiente in una fase in cui le risorse sono scarse».
Impegnata nel volontariato, ogni anno, almeno due volte, va in pellegrinaggio a Lourdes, come dama. Fa servizio in piscina, accompagnando i malati. «È la cosa più bella della mia vita. È un'esperienza di amicizia, serenità, gioia, forza e amore». Mostra una foto che da Lourdes le ha appena mandato un'amica e si emoziona, in una chiesa sull'altare c'è una luce. «La Madonna è un segno particolare nella mia vita. Sono nata l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata concezione, che è il segreto di Lourdes, è un mio legame personale».
L'appassionano le tragedie classiche, Eschilo, Sofocle Euripide. Eschilo in particolare, imparare attraverso la sofferenza. E poi la Fallaci "Un uomo", riletto un anno fa, perché mescola amore e morte nell'esperienza di una donna. Le piace Pedro Almodovar, quest'anno ha apprezzato "Gli abbracci spezzati" e Sean Pean nell'interpretazione di Milk che gli è valsa l'Oscar come miglior attor protagonista nel 2009, perché «è una testimonianza toccante di come si possa dare la vita per quello in cui si crede».

La prima puntata: Il giovane glocal del Pdl che rilegge Manzoni e il tesoriere del gruppo Pd che apre alla Lega

La seconda puntata: Gozi invoca uno shock cultural-generazionale per il Pd, Fidanza (Pdl) si sente tremontiano

Terza puntata: la giovane del Pd che fa un po' autocritica e la collega del Pdl cui piace Keynes

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