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Inchiesta su eolico e P3, Nicola Cosentino si dimette da sottosegretario all'Economia

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2010 alle ore 13:15.

Il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino ha rassegnato le sue dimissioni. L'esponente del Pdl è stato ricevuto nel pomeriggio dal premier Silvio Berlusconi. Cosentino manterrà l'incarico di coordinatore campano del Pdl. «Ho condiviso la decisione di Nicola Cosentino di dimettersi da sottosegretario», ha affermato, in una nota, il presidente del Consiglio e del Pdl. Cosentino è indagato con il senatore Dell'Utri nell'inchiesta sull'eolico in Sardegna e sulla cosidetta P3.

«Ho altresì avuto modo di approfondire personalmente e tramite i miei collaboratori la sua totale estraneità alle vicende che gli sono contestate. Sono quindi certo - ha aggiunto Berlusconi - che la sua condotta durante la campagna elettorale per la Regione Campania è stata improntata alla massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Stefano Caldoro».

Dal canto suo Cosentino ha fatto sapere di avere deciso «di concerto con il presidente Berlusconidi rassegnare le mie dimissioni da sottosegretario - ha scritto l'esponente del Pdl in una nota - per potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento». Il 18 febbraio Berlusconi aveva invece respinto le dimissioni di Cosentino da coordinatore regionale del Pdl e da sottosegretario all'Economia, mentre era coinvolto in un'inchiesta che lo vedeva accusato di concorso esterno in associazione camorristica.

L'ormai ex sottosegretario all'Economia ha poi mandato un messaggio all'indirizzo di Gianfranco Fini. «Il presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa, dopo che già per due volte proprio alla Camera dei Deputati analoghe mozioni erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi (per mercoledì 21 luglio, ndr) basandosi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa».

Secondo Cosentino «è risibile che Fini voglia far passare le sue decisioni» sulla calendarizzazione del voto sulle mozioni di sfiducia «come se derivassero da una sorta di tensione morale verso la legalità quando si tratta soltanto di un tentativo, anche assai scoperto, di ottenere il potere nel partito tramite Bocchino».

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Tags Correlati: Aldo Brancher | Annozero | Camera dei deputati | Campania | Farnesina | Gaetano Quagliariello | Italo Bocchino | Lega | Montecitorio | Nicola Cosentino | PDL | Politica economica | Silvio Berlusconi | Stefano Caldoro | Udc | Umberto Bossi

 

Ma proprio il finiano Italo Bocchino, che da tempo chiedeva le dimissioni del sottosegretario all'Economia indagato nell'inchiesta P3, ha ringraziato «Berlusconi per aver ascoltato il nostro grido d'allarme rispetto al danno elettorale che la permanenza al governo di Nicola Cosentino stava provocando al Pdl».

Con il passo indietro del sottosegretario, viene così disinnescata la mina della mozione di sfiducia su cui oggi si erano registrate nuove frizioni nella maggioranza dopo la decisione di Fini di calendarizzare per mercoledì prossimo il voto sul provvedimento contro Cosentino, insieme al coordinatore del Pdl, Denis Verdini, era stato convocato nel pomeriggio a palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi. Nella residenza romana del Cavaliere erano poi arrivati anche il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e il suo vice Gaetano Quagliariello.

Intanto, dall'Algeria, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha spiegato che Berlusconi convocherà alcuni esponenti del Pdl ad agosto per riflettere sul riassetto del partito, colpito da una raffica di dimissioni (il ministro per lo Sviluppo economico, Scajola, dicastero tuttore affidato ad interim al premier; il ministro Aldo Brancher, Cosentino) in seno al governo nel breve volgere di due mesi e mezzo. «Il presidente Berlusconi - ha affermato Frattini- ha detto ad alcuni di noi di tenersi liberi ad agosto per fare una riflessione sull'organizzazione del partito». Il titolare della Farnesina, che ieri era intervenuto nel dibattito sostenendo la necessità di un cambio di passo nella gestione del Pdl, si è detto disponibile a prendere parte «a questi tavoli di riflessione».

La giornata del Pdl si era aperta però con la bagarre scoppiata dopo la decisione presa da Gianfranco Fini. ll primo a contestarla è il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha espresso «netto dissenso». E anche il Carroccio, per bocca del presidente dei deputati leghisti, Marco Reguzzoni, parla di «decisione contraria alla maggioranza». Intanto, però, dal leader della Lega arriva una chiara indicazione sul sottosegretario. «Cosentino dovrebbe dimettersi? Può essere...chiedetelo a lui», taglia corto Umberto Bossi interpellato a Montecitorio. Che, però, poco dopo ha corretto il tiro smentendo di aver ipotizzato il passo indietro del sottosegretario. «Su Cosentino non ho mai rilasciato dichiarazioni. Quanto riportato è farina del sacco di chi lo ha riportato».

Nel Pdl, dunque, la tensione va crescendo di ora in ora e la decisione di Fini ha riscaldato ancor di più il clima. Dal canto suo, però, il presidente della Camera respinge però ogni addebito e affida al suo portavoce una replica immediata.«Fino a quando le regole attribuiranno al presidente della Camera la facoltà di decidere la calendarizzazione di un provvedimento - spiega il portavoce Fabrizio Alfano - quando non c'è l'accordo tra i capigruppo, Fini continuerà ad assumersi la responsabilità di calendarizzare i provvedimenti in assoluta libertà di coscienza».

La richiesta di calendarizzare al più presto la mozione di sfiducia su Cosentino era stata avanzata dall'opposizione. Ma Pdl e Lega erano contrarie all'esame della mozione nel mese di luglio. In mancanza di un accordo la decisione finale è toccata, come prevede in questi casi sulla fissazione del calendario il regolamento di Montecitorio, al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sulla decisione, però, Pdl e Lega sono andate all'attacco.

«Contestiamo questo metodo di lotta politica che sta usando l'opposizione - spiega Cicchitto - per cui ogni giorno, magari chiedendo la diretta televisiva in pieno stile Samarcanda o Annozero, si fanno processi alla Camera. Si era detto poi - conclude - di concentrare tutte le energie sulla manovra economica». Mentre Reguzzoni (Lega) ha contestato la scelta di «privilegiare questioni di palazzo rispetto alle esigenze del paese come la manovra economica».

La mozione di sfiducia al sottosegretario rischia di trasformarsi in un nuovo cul de sac per la maggioranza, come nel caso Brancher costretto a un passo indietro prima del voto. Oggi, poi, Udc e finiani hanno confermato l'indicazione emersa nei giorni scorsi: se la mozione arriverà in aula, centristi e fedelissimi di Fini voteranno a favore. (Ce.Do.)

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