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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2010 alle ore 08:02.
LOS ANGELES - Il tappo tiene e la falla subacquea resta chiusa, ma c'è poco da festeggiare. «Ora bisogna investire tutte le energie nelle opere di pulizia e nella distribuzione dei risarcimenti» ha detto ieri il presidente Obama. «La Bp pagherà tutti i danni che ha causato». Sono state di nuovo parole dure quelle del presidente Obama per la società inglese, anche di fronte alla prima buona notizia arrivata dal Golfo del Messico dal giorno dell'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile scorso. Uno sviluppo che Obama ha commentato anche ieri con cautela: «È una buona notizia», ha detto il presidente, ma bisogna tenere i piedi per terra e «non correre troppo», dando per scontato che la falla sia completamente sigillata. Bp, da parte sua, tramite il vice presidente Kent Wells ha fatto sapere che i primi risultati dei test effettuati sul pozzo dopo la chiusura sono positivi, dato che rilevano un aumento di pressione: indice che non ci sono per il momento perdite lungo il rivestimento sotterraneo del pozzo. I test continueranno oggi.
La buona notizia poi non può cancellare il fatto che la catastrofe del Golfo è la terza al mondo per dimensione dopo quella di un pozzo californiano nel 1910 (quando la tecnologia dell'estrazione era ancora rudimentale) e quella causata dagli incendi ai pozzi del Kuwait durante la guerra del Golfo con l'Iraq.
Anche per gli abitanti degli stati del Golfo, la cui sopravvivenza economica è stata gravemente compromessa dal massiccio inquinamento, la chiusura della falla rappresenta una vittoria amara. Ora che il pozzo ha smesso di sputare petrolio nel mare (ammesso che il tappo tenga per almeno altre due-tre settimane prima di poter sigillare in modo permanente la sorgente a fine luglio), gli scienziati potranno iniziare a quantificare i danni causati all'ambiente, alla flora e alla fauna marina, e all'economia locale. Il bilancio è tragico.
Non si saprà mai con esattezza quanto petrolio si è riversato nel Golfo del Messico: le stime variano da un minimo di 25mila a un massimo di 60mila barili al giorno. Nella migliore delle ipotesi la quantità di greggio disperso ammonterebbe quindi a 2,1 milioni di barili (25mila al giorno per 86 giorni), nella peggiore a 5,2 milioni di barili, ovvero 800 milioni di litri. Per l'Aie, l'Agenzia internazionale per l'energia, il range è compreso tra 2,3 e 4,5 milioni di barili (715 milioni di litri)