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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2010 alle ore 16:00.
BARI - Quando Nichi Vendola sale sul palco, il termometro è vicino ai 40 gradi. E' passato mezzogiorno da poco, i tanti giovani che hanno partecipato alla tre giorni di convegni e confronti delle "Fabbriche di Nichi" escono dal mare della Baia di San Giorgio e si avvicinano per sentire dal loro leader quello che da tempo vogliono sentirsi dire. E lui non li delude: «Parteciperò alle primarie per candidarmi alla guida del paese e battere la deriva sudamericana verso la quale l'Italia sta andando». E' in questo momento che l'atteso «scompiglio» nella sinistra italiana prende forma e sostanza.
A Bersani e D'Alema non basterà un bel tuffo refrigerante per sconfiggere l'afa politica che presto avvolgerà l'intero Partito democratico. «Parteciperò alle primarie perché voglio mettere in circuito idee nuove, le mie e quelle delle "fabbriche", voglio parlare della vita, del lavoro, della sessualità, dell'ambiente, dei precari, delle donne uccise dai loro uomini, del degrado. Mi candido per contribuire a cambiare il vocabolario della sinistra italiana. I dati della Cgil parlano di 660mila nuove richieste di cig a luglio. In Italia il 10% dispone del 50% della ricchezza nazionale, stiamo scivolando sempre più verso una deriva sudamericana. Negli ultimi 15 anni, da quando governa Silvio Berlusconi, è scomparso il ceto medio e si è assistito ad un progressivo allargamento della povertà. Ma se Berlusconi è la faccia di tutto questo, Tremonti è l'anima nera del berlusconismo. Insieme stanno conducendo per mano il sistema delle imprese verso un buco nero». Vendola tende la mano anche a Confindustria, confortato dagli applausi ricevuti dagli imprenditori a Vicenza, solo qualche settimana fa. «Perché è possibile – dice – parlare allo stesso modo agli operai e agli industriali perché creare ricchezza è nell'interesse di tutti».
Ma la lingua batte dove il dente duole e il dente che duole è quel Partito democratico sempre meno rappresentativo degli umori della sinistra, sempre più in calo nei sondaggi.
«Alla sinistra manca un racconto, un'idea generale. Manca una lettura autonoma della crisi economica mondiale, che è una crisi di civiltà e non solo finanziaria. La parola "competizione" che è diventata una specie di Bibbia del mondo occidentale, la sinistra avrebbe potuto e dovuto dire: ok, d'accordo, ma la competizione facciamola sui diritti, sulla democrazia, sul benessere. Oggi c'è un problema di produzione responsabile, ecocompatibile. L'Italia è senza una politica industriale, non c'è un solo tavolo dove si discuta di chimica, energia, produzione calzaturiera . Questo è un problema drammatico. Ed è il frutto dell'estremismo della destra. Che interviene incoraggiando la grande impresa a fare quello quello che deve fare la pmi. La piccola impresa oggi è condannata a morte sicura, ed è una condanna a morte stabilita in maniera lucida dalla politica di Tremonti. La destra incoraggia Marchionne e la sinistra gira la testa dall'altra parte. Io sono più che convinto che le imprese vanno aiutate con le risorse, ma bisogna farlo in maniera vincolata. Insomma, noi vi diamo le risorse, per esempio nel caso della Fiat, ma voi vi impegnate ad investire nella ricerca, che vuol dire produrre auto elettriche che salvaguardino l'ambiente.