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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 15:43.
Le intercettazioni saranno coperte da segreto fino alla conclusione della cosiddetta "udienza filtro". È questa la soluzione contenuta nell'emendamento al ddl intercettazioni che è stato presentato oggi dal governo. Secondo la proposta depositata in commissione Giustizia dal sottosegretario Giacomo Caliendo, spetterà al magistrato nel corso dell'udienza selezionare le intercettazioni considerate rilevanti e che potranno essere pubblicate "per riassunto" da quelle, non pubblicabili, relativi a fatti, circostanze e persone estranee alle indagini.
Dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, arriva però un giudizio da cui traspare tutta la sua delusione. «Il ddl - dice alla conferenza stampa di presentazione del Milan - lascerà la situazione immutata. Non lascerà parlare gli italiani liberamente al telefono». Quindi sposta l'attenzione su ciò che accade al di là dei confini nazionali. «Andando a vedere la legislazione vigente in altri paesi» come la Gran Bretagna, aggiunge Berlusconi, «c'è da restare impressionati».
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, plaude al risultato. «È stato raggiunto un punto di compromesso, ha prevalso il buon senso». È un compromesso, prosegue, «che per me afferma tre grandi valori costituzionali: libertà di stampa, diritto alla privacy e diritto-dovere delle autorità di polizia di contrastare il crimine e accertare le responsabilità». Si mostra invece soddisfatto a metà il guardasigilli Angelino Alfano. «Il testo odierno - ammette il ministro - è l'unico punto di arrivo attualmente possibile». Ma, aggiunge il titolare di via Arenula, «il contenuto del ddl così come delineato dagli emendamenti fino a oggi presentati in commissione Giustizia, è senz'altro meno ambizioso rispetto a quanto previsto nel nostro programma di governo».
Dal fronte dei fedelissimi del presidente della Camera giungono commenti positivi. A cominciare dalla presidente della commissione Giustizia, la finiana Giulia Bongiorno .«È innegabile che l'emendamento presentato dal governo va incontro alle istanze rappresentate dal mondo dell'informazione. Sicuramente si tratta di qualcosa di molto positivo». I fedelissimi del presidente della Camera, guidati dalla Bongiorno, avevano infatti sottolineato più volte la necessità di introdurre un correttivo che allentasse la morsa sul diritto di cronaca. «La direzione verso la quale ci muoviamo - conclude Bongiorno - mi sembra un passo avanti».