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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 16:55.
Passa in commissione Giustizia alla Camera l'emendamento del governo al ddl intercettazioni che rende meno stretta la via per la stampa. La proposta di modifica, che stabilisce la pubblicabilità delle intercettazioni rilevanti, e quindi pubblicabili, dopo il vaglio di giudici, pm e avvocati nel corso dell'udienza "filtro", è stata approvata con il voto favorevole di Pd e Udc. La modifica ha poi recepito un sub-emendamento della presidente della commissione Giustizia,Giulia Bongiorno, che circoscrive e limita la reponsabilità degli editori rispetto al testo del Senato.
In base alla nuova formulazione gli editori saranno multati se pubblicheranno trascrizioni di ascolti giudicate irrilevanti o da distruggere in seguito all'udienza filtro. Il sub-emendamento, spiega la presidente della commissione Giustizia, «esclude la responsabilità degli editori in tutte le ipotesi in cui ci sono intercettazioni che, anche se coperte da segreto, sono rilevanti». Ieri l'emendamento del governo era già stato modificato con l'introduzione del termine di 45 giorni entro cui il giudice deve convocare l'udienza per lo stralcio delle intercettazioni irrilevanti o da distruggere e che finiranno in un archivio di segretezza. I 45 giorni si calcolano da quando gli atti arrivano al giudice da parte del pm, dopo che sono state depositate alla difesa. Sarà, inoltre, possibile prorogare la durata delle intercettazioni di 15 giorni in 15 giorni, nonché disporre intercettazioni ambientali nei luoghi pubblici.
La maggioranza ora prova ad accelerare e punta a chiudere la partita entro l'estate. A ribadire la linea sono stati oggi sia il ministro della Giustizia Angelino Alfano («si metta un punto definitivo nella prima settimana di agosto») sia il collega della Farnesina, Franco Frattini. Che, lasciando il vertice di palazzo Grazioli, dove è in corso una riunione tra Berlusconi e i vertici del Pdl, ha confermato i desiderata del partito. «Dobbiamo votare prima della pausa estiva».
Ma tanto è bastato perché si riaprisse la polemica con i finiani. Che, per bocca di Italo Bocchino, hanno espresso subito la loro contrarietà. «Votare entro l'estate non è un bel segnale dato ai cittadini». Mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, si è detto pronto all'eventualità di uno scrutinio in agosto. «Se si vuole votare si voti, noi siamo pronti. Ma, con tutta probabilità, nonostante i miglioramenti, voteremo contro». Intanto, però,nell'opposizione si registrano le prime crepe attorno al ddl intercettazioni. Con l'Idv che attacca il voto favorevole di Pd e Udc sull'emendamento governativo. «È un atto di resa inopportuno», ha tuonato l'ex pm Antonio Di Pietro. (Ce. Do.)