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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 20:18.
Stop a nuovi investimenti, assistenza tecnica o trasferimenti di tecnologie nei settori del gas e del petrolio, in particolare per la raffinazione e la liquefazione del gas; rafforzamento dei controlli del traffico merci sia aeree che navale; scambi commerciali più difficili; elenco dettagliato di banche, assicurazioni e società di trasporto con le quali sarà limitata l'operatività; autorizzazione speciale per transazioni finanziarie superiori a 40mila euro con l'Iran. Sono queste le novità delle sanzioni contro l'Iran decise oggi dai ministri degli esteri europei, sanzioni di un'ampiezza senza precedenti che vanno al di là di quanto già deciso dall'Onu.
L'obiettivo della stretta è riportare l'Iran a un negoziato serio sul programma di arricchimento dell'uranio per scongiurare il pericolo che si doti della bomba atomica. Il fatto che ieri Teheran abbia annunciato di essere pronta a riprendere immediatamente i negoziati a Vienna sulla proposta di scambio di combustibile nucleare avanzata in maggio con Turchia e Brasile, non ha convinto i ministri degli esteri a cambiare posizione. Quella proposta era già stata giudicata del tutto insufficiente e, in ogni caso, Stati Uniti e Australia hanno già preso misure simili a quelle europee, il Canada è atteso al nastro di partenza.
Per l'Iran le sanzioni nel settore del gas e del petrolio hanno, come è ovvio, un peso particolare: l'Iran è il quarto produttore mondiale di petrolio, ma importa fino al 40% della benzina di cui ha bisogno a causa della debolezza del settore raffinazione. Negli annessi alla decisione adottata oggi, ha indicato una fonte diplomatica, sono evidenziate «in modo estremamente dettagliato quali soggetti iraniani – banche, società di assicurazione, di trasporto navale e cargo – sono bloccati: una volta che sarà pubblicata scatta l'obbligo legale di rispettarla».
Il dibattito tra i ministri sul più importante "pacchetto" di sanzioni mai adottato contro l'Iran e qualsiasi altro paese dalla Ue è stato piuttosto intenso. Secondo Franco Frattini le sanzioni contro l'Iran sono «necessarie per persuadere Teheran» ad avviare nuovi negoziati, «non sono una punizione». Il ministro degli esteri svedese Carl Bildt, invece, ha accettato la decisione Ue con scetticismo indicando che «gli americani hanno avviato sanzioni dal 1979 senza molti risultati e ora noi andiamo oltre; le sanzioni hanno degli inconvenienti, tendono a rafforzare i "cattivi", in particolare le reti di contrabbando spesso vicini al regime».