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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2010 alle ore 08:04.
MILANO - Un appunto prima di tuffarsi nei calcoli sulle nuove pensioni, rese ufficiali dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della manovra correttiva (è la legge 122/2010, pubblicata venerdì): chi ha iniziato a lavorare dopo aver compiuto i 30 anni getti in un angolo «quote» e calcolatrici e si metta il cuore in pace. Per lui c'è solo l'uscita di vecchiaia, che per ora fa scattare i requisiti a 65 anni (e il riposo un anno dopo). L'unica eccezione, dopo l'emendamento «europeo» che ha equiparato uomini e donne negli uffici pubblici, sono le lavoratrici del settore privato (sono il 24,6% degli occupati), che raggiungono il diritto a 60 anni e la finestra d'uscita a 61: per poter contare sulla pensione di anzianità, loro devono aver iniziato a versare i contributi prima dei 24 anni.
Il pensionometro
Per tutti gli altri è aperta la giostra dei calcoli sulle pensioni, che alla coda delle vecchie norme sulle «quote», cioè la somma di età e anzianità necessaria a centrare l'uscita anticipata, mescolano le novità su pubblico impiego, finestre e speranza di vita. Il «pensionometro» pubblicato qui mostra gli effetti combinati di tutti questi interventi per i lavoratori dipendenti: rispetto a loro, gli autonomi (al netto delle particolarità legate alle varie casse professionali) devono aspettare un anno e mezzo in più, perché l'età minima per andare in pensione è più alta (61 anni oggi, 62 dal 2013, contro i 60 anni oggi e 61 dal 2013 che regola l'addio dei dipendenti) e le finestre d'uscita si aprono sei mesi dopo.
Le quote
Il primo fattore da considerare sono le «quote» introdotte dalla riforma del 2007, che non ha ancora terminato la lunga strada verso l'applicazione a regime. Fino alla fine del 2012, i requisiti per la pensione di anzianità dei dipendenti maturano per chi ha almeno 60 anni di età e 36 di anzianità (quota 96), mentre dal primo gennaio 2013 l'età minima sale a 61 anni (quota 97). Per gli autonomi, come accennato, occorre un anno di età in più.
Le finestre
Raggiunti i requisiti, bisogna aspettare l'apertura della finestra; qui interviene la prima novità della manovra correttiva, che a partire dall'anno prossimo impone ai dipendenti di aspettare 12 mesi dalla maturazione dei parametri all'uscita effettiva (per gli autonomi i mesi sono 18). Un lavoratore nato nel marzo del 1950 ed entrato in ufficio a 26 anni raggiunge quota 96 (61 anni di età + 36 di anzianità) nel 2011, ma per salutare i colleghi dovrà aspettare l'aprile del 2012. Il dato chiave nel meccanismo delle quote è l'età anagrafica. Chi è nato nel 1951 e ha iniziato a lavorare nel 1975, per esempio, otterrebbe la quota 96 nel 2011, ma il diritto scatta solo con il 61esimo compleanno, cioè nel 2012: ancora un anno di attesa per l'apertura della finestra e per il 2013 il riposo è garantito. Il meccanismo non riguarda i lavoratori della scuola e gli iscritti alle casse di previdenza private.