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Berlusconi prepara il Pdl alle elezioni. I finiani pronti a dare battaglia sui provvedimenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 22:26.

Prima rimettere mano al partito, poi pensare al voto anticipato. Ma se qualcuno vuole logorare la maggioranza l'unica strada da percorrere è quella delle elezioni. Perciò occorre prepararsi, come se si votasse domani. Il presidente del Consiglio in un vertice a Palazzo Grazioli ha dato la linea ai suoi prima dell'inizio delle vacanze. Silvio Berlusconi preferibbe evitare la crisi, ma non intende più tollerare da parte dei finiani un atteggiamento come quello tenuto sulla fiducia a Giacomo Caliendo.

Sarebbe meglio evitare la crisi, è il ragionamento che il premier avrebbe fatto, perché le incognite sono troppe. Anzitutto la questione Nord, con il partito troppo debole, soprattutto nei confronti della Lega. Ma anche al Sud restano alcuni nodi da sciogliere, primo fra tutti la situazione in Sicilia. E poi c'è il rischio Terzo polo, l'area politica che di fatto il voto di sfiducia a Caliendo ha messo in evidenza e che potrebbe presentarsi alle prossime elezioni presentarsi.

Insomma, il timore è quello che in caso di voto anticipato possa nascere una maggioranza con i numeri contati, come era accaduto all'ultimo governo Prodi. Dunque nessuna fretta di tornare alle urne. Ma l'imput del presidente del consiglio al Pdl è: prepararsi, come se le elezioni fossero domani. Per questo il partito deve essere organizzato al meglio. Da subito si partirà con la creazione di comitati elettorali sul modello tradizionale delle sezioni che, a livello sperimentale, in alcuni comuni medio-piccoli avranno il compito di informare i cittadini sull'attività del governo. Il modello su cui si basa il progetto prenderebbe spunto dalla campagna comunicativa utilizzata negli Stati Uniti da Barack Obama.
Intanto l'obiettivo di governo resta proseguire sulla strada delle riforme. Quello che deve essere chiaro, ha ripetuto Silvio Berlusconi, è che se la legislatura sarà interrotta non è certo per colpa nostra.

Anche Umberto Bossi indica ai suoi la linea. Leali a Berlusconi, in caso di voto anticipato, ma con un obiettivo stabile e non negoziabile: il federalismo. No fermo a governi di transizione, perché «porterebbero il paese nel caos». Oltretutto, dice, anche Tremonti «si opporrebbe. Mica è scemo. E poi vuole bene a Berlusconi». Ma il senatur è già stufo della situazione attuale. «Così non si può andare avanti», dice. Del possibile voto anticipato non è entusiasta, anche se «la Lega in ogni caso stravincerebbe». L'asse con il premier, garantisce Bossi è saldo. «Mai parlato con Bersani». Il presidente della Camera? «Lasciamolo andare al mare».

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Pure i finiani preparano la campagna d'autunno con provvedimenti sui quali sono pronti a dare battaglia e a votare in modo diverso dalla maggioranza. «Alla ripresa - annuncia Fabio granata - ci batteremo per l'immediata approvazione di un rigorosissimo ddl anticorruzione e diremo un netto no ad altre leggi ad personam». Granata sottolinea come grazie all' iniziativa di Fli «si è creata una vasta area parlamentare, maggioritaria, che sui temi della legalità e del contrasto alle mafie e su quelli della difesa dei valori repubblicani, non permetterà più strappi e deviazioni». Il riferimento potrebbe essere al ddl anticorruzione, ma gli occhi sono puntati anche sul disegno di legge sul processo breve e sul ddl bipatisan sulla cittadinanza promosso dai finiani, quello che rende più semplice per gli immigrati diventare italiani.

Intanto Pier Ferdinando Casini preannuncia un possibile ampliamento «dell'area di responsabilità nazionale». «Non un terzo polo - dice il leader Udc - non un grande centro, ma un'area di responsabilità istituzionale che nasce non per sfasciare ma per dare un contributo a ricucire il paese». Ed é convinto che la prova di fronte centrista compiuta sul caso caliendo da Fli, Udc, Mpa e Api sia «la strada giusta per uscire dalla situazione difficile che si é aperta per governo e maggioranza dopo il distacco dei finiani». Le elezioni anticipate? «Per Berlusconi sarebbero una fuga dalle sue responsabilità».

Il Partito Democratico prende tempo, in attesa di capire le possibili evoluzioni dello scenario a settembre. Il segretario Pier Luigi Bersani continuerà a lavorare per ridurre le distanze con tutte le forze di opposizione in un'ottica di alleanze a 'doppio cerchio', con una sfera di forze che rappresenti il cuore della coalizione guidata dal Pd e una interlocuzione con le altre che potrebbero non essere interessate alla 'sfida del governo', come quelle più a sinistra. Ma Antonio Di Pietro accusa il Pd di non voler stare nè con l'Idv nè con Vendola e di voler ricreare invece la 'balena bianca'. Molti, anche nel Pd, ritengono più saggio iniziare a prepararsi a elezioni anticipate. E in questa chiave torna il tema delle primarie con Sergio Chiamparino, pronto a scendere in campo. In caso di elezioni anticipate, dice «se si ritenesse utile» io «non mi tirerei indietro». Il sindaco di Torino si è inoltre detto favorevole, «se ci sono le condizioni», all'ipotesi di Giulio Tremonti come premier di transizione.
Francesco Rutelli ha chiesto al partito di Bersani di scegliere se stare con l'Api o l'Idv.

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