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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 16:31.
Sono pienamente operativi da ieri i primi rinforzi previsti dal "surge" del contingente italiano in Afghanistan. Si tratta di 17 veicoli blindati Freccia di una compagnia dell'82° reggimento fanteria "Torino" assegnati alla Task Force Centre, il reparto composto attualmente da alpini dislocato a Shindand. L'area dove sono stati schierati i nuovi mezzi prodotti dal Consorzio Iveco/OtoMelara, un centinaio di chilometri a sud di Herat, negli ultimi mesi si è infiammata a causa della reazione dei gruppi di miliziani e narcos della Zeerko Valley che non gradiscono la progressiva penetrazione delle forze italiane in quella zona ricca di coltivazioni di oppio.
Voluto in Afghanistan dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ne ha spesso decantato le qualità definendolo meglio protetto dei Lince, il Freccia non è probabilmente il veicolo più idoneo a operare in quell'area. Troppo ingombrante con le sue 28 tonnellate per potersi inerpicare sulle piste di montagna afghane, è in realtà un veicolo blindato da combattimento progettato per equipaggiare le brigate medie dell'esercito. Infatti viene impiegato per pattugliamenti lungo la Ring Road, una delle due sole strade asfaltate del settore italiano che i plotoni di Freccia percorrono nel tratto compreso a nord da Herat e a sud da Bala Buluk, nella provincia di Farah.
L'operazione di pattugliamento, denominata "Ships", viene condotta insieme alle forze di sicurezza afgane e punta a prevenire e contrastare il posizionamento di ordigni esplosivi rudimentali lungo la strada da parte degli insorti. Armato con un cannoncino a tiro rapido da 25 millimetri e da una mitragliatrice, il Freccia non è paragonabile ai piccoli Lince che non sono infatti veicoli da combattimento, pesano solo 7 tonnellate (e costano molto meno di un Freccia) ma finora hanno retto quasi sempre molto bene alle Ied talebane salvando i soldati a bordo.
Non è detto che i più grossi e pesanti Freccia reggano altrettanto bene alle trappole esplosive talebane anche perché, pur disponendo di corazzature protettive, hanno il fondo piatto come i blindati Centauro da cui derivano e non a "V" come i Lince, progettati espressamente per disperdere l'onda d''urto di mine e Ied. Se si escludono i mezzi specificamente concepiti per resistere agli ordigni, come gli MRAP, i mezzi ruotati degli alleati si sono dimostrati più vulnerabili dei cingolati alle Ied e non a caso il mezzo da combattimento italiano rivelatosi più efficace in Afghanistan è il corazzato Dardo , un cingolato dotato dello stesso armamento del Freccia molto temuto dai talebani che lo chiamano "Il carro nero degli italiani".