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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 08:05.
NEW YORK - Siamo entrati nell'era del "New normal". La definizione è di Bill Gross, uno dei due fondatori di Pimco, il più grande fondo di investimenti del mondo. "New normal" è la nuova normalità al ribasso creata dalla crisi economica. Analisti ed esperti di destra e di sinistra, liberisti e keynesiani, iniziano già a scontrarsi sull'argomento. L'idea del "new normal" è che la recessione ha alterato in modo strutturale il mercato del lavoro. La conseguenza è che dobbiamo scordarci la piena occupazione, i grandi profitti e gli alti dividendi.
Quando l'America e il resto del mondo usciranno dalla crisi, come sta già succedendo, l'economia globale sarà diversa da quella che abbiamo conosciuto e si dovrà adattare a una nuova consuetudine fatta di livelli di vita più bassi e di disoccupazione più alta.
Fare i conti con la nuova normalità significa rimodulare le strategie, gli stimoli, gli interventi pubblici. Le imprese hanno tagliato milioni di posti di lavoro non particolarmente qualificati, probabilmente per sempre. Questa massa di disoccupati ha difficoltà a trovare un nuovo impiego perché non è sufficientemente specializzata per quei lavori di alto profilo che la ripresa richiede e non accetta di adattarsi a lavori di rango più basso, anche perché per 99 settimane può contare su un sussidio di disoccupazione più alto dell'eventuale nuovo stipendio. A complicare le cose c'è la questione dei mutui. Milioni di proprietari di case non possono trasferirsi come facevano un tempo verso i luoghi dove invece i posti ci sono. Il motivo è il crollo del mercato immobiliare: se lasciassero le abitazioni dovrebbero restituire una cifra superiore a quella del loro valore.
Il Wall Street Journal ha raccontato numerosi casi di aziende che cercano disperatamente di assumere, ma che non ci riescono. Il New York Times ha titolato: "Senza lavoro, per sempre". I dati sull'economia e sull'occupazione confermano che la recessione è finita, ma che i posti di lavoro non aumentano. Ecco, è proprio questa, la fotografia della nuova normalità, la prova del cambiamento strutturale dell'economia, la conferma del "mismatch", cioè della dissonanza, tra domanda e offerta di lavoro.
Non tutti sono d'accordo con questa analisi. In particolare il Nobel Paul Krugman e la consigliera economica di Obama Christina Romer, in uscita dalla Casa Bianca. Accettare l'idea del new normal, per Krugman e Romer, equivale a dichiarare la resa, ad abbandonare chi si trova in difficoltà, a trovare una scusa per non fare niente. La loro ricetta è quella tradizionale: stimolare ulteriormente l'economia, aumentare la spesa pubblica, immettere più denaro nel sistema per consentire alle aziende di assumere più persone. Krugman prevede che la disoccupazione americana resterà alta, forse ancora più alta di oggi, ancora per due anni. Ma non la considera strutturale, non crede sia un elemento permanente del nuovo paesaggio economico.