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«Le riforme sono prioritarie». Dalla politica coro di consensi a Emma Marcegaglia

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2010 alle ore 08:04.

L'amarezza «per lo spettacolo di accuse, insulti, minacce, liti e dossier» che riempie le prime pagine dei giornali. La «preoccupazione», forte, per la prospettiva concreta di elezioni anticipate, da celebrarsi «a meno di tre anni dalle elezioni anticipate del 2008». E la necessità di avviare le riforme necessarie al paese.

Le riflessioni che la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha affidato al dibattito di quest'infuocato mese d'agosto con l'intervista di ieri sul Sole 24 Ore hanno provocato una lunga serie di reazioni, perlopiù improntate al consenso sul suo «no» a un nuovo ricorso alle urne e proprio all'urgenza delle riforme. Dalla maggioranza il primo a raccogliere l'appello della presidente degli industriali è stato il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri: «La realtà dei fatti, e lo diciamo alla luce dei trasparenti e costruttivi rapporti tra la maggioranza di centro-destra e il mondo delle imprese, non consente alla sinistra di strumentalizzare le parole di Emma Marcegaglia».

È evidente – dice Gasparri – che la presidente di Confindustria si auguri la stabilità di governo e la capacità del centro-destra di proseguire nel proprio programma «con parole di esortazione che speriamo facciano effetto su quanti vorrebbero sottrarsi al rispetto del mandato degli elettori». Una considerazione condivisa anche dal vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl), secondo il quale, ora più che mai, «bisogna proseguire nell'azione intrapresa durante la fase più acuta della crisi avviando nei prossimi tre anni di legislatura una coraggiosa politica di riforme».

Dal Pd una risposta alle preoccupazioni di Emma Marcegaglia è arrivata da Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del partito: «Condividiamo la necessità di un'azione di governo sul fronte delle riforme – spiega – perché in questa fase congiunturale delicatissima non possiamo permetterci paralisi. Ma il dato politico su cui dobbiamo riflettere e che dentro la maggioranza s'è creata una spaccatura tra due anime politiche: una populista-leghista e l'altra che guarda invece all'Europa. Le due anime sono entrate in rotta di collisione ed è difficile immaginare una ricomposizione».

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Per questo i democratici guardano con favore a un governo diverso e di larghe intese «che si formi in Parlamento con l'obiettivo di cambiare la legge elettorale e fare una verifica sullo stato dei conti pubblici, per poi tornare al voto in modo costruttivo». Un'indicazione ribadita anche da Cesare Damiano: «Se il governo non trova la forza, nonostante i numeri che ha in Parlamento, di uscire dall'abisso in cui si è cacciato, si lasci il passo - dice l'ex ministro del Lavoro - a un nuovo esecutivo di transizione capace di affrontare le emergenze economiche, sociali e occupazionali dell'autunno e di varare una nuova legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di poter scegliere».

Due "finiani" come il viceministro Adolfo Urso e il presidente della commissione Lavoro alla Camera, Silvano Moffa, condividono l'intervento della presidente di Confindustria e bollano come irresponsabile chi chiede un voto anticipato: «Le imprese hanno bisogno di riforme, non certo di elezioni» dice il primo, mentre per coordinatore di Futuro e libertà per l'Italia (Fli) il governo e la maggioranza dovrebbero «tornare a concentrarsi sulle priorità dell'economia e del lavoro e uscire dal vortice autodistruttivo di queste settimane, che può portare solo a una crisi politica e istituzionale».

Dal fronte sindacale a rispondere alla Marcegaglia è il segretario generale della Cisl. In una conversazione con l'agenzia Adnkronos Raffaele Bonanni dice di condividere il «j'accuse» della presidente degli industriali: «L'interruzione della legislatura – spiega – sarebbe il più grande danno che si possa fare alle famiglie italiane nel momento in cui stanno affrontando una situazione di crisi che non ha precedenti». Quello che serve è invece un «atto fortissimo di iniziativa che coinvolga tutti, sulla riforma fiscale, la lotta agli sprechi, alle ruberie, le inefficienze e le riforme di sistema».

Un rilancio dell'azione di governo e una chiamata all'assunzione di responsabilità arriva anche dal segretario della Uil, Luigi Angeletti, che dopo aver parlato di «rischi da prima Repubblica» invita chi ha vinto le ultime elezioni a mantenere la parola data con riforme capaci di «aumentare la produttività» e ridurre «il peso del fisco». Sulle elezioni anticipate la Marcegaglia ha ragione, dice invece il presidente dell'Ires Cgil, Agostino Megale, che però sui contratti e le relazioni industriali ribadisce: «Stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso che non arriva da una classe politica intesa in modo astratto ma che vede impegnati gli uomini del presidente del Consiglio in una delegittimazione continua della terza carica dello stato».

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