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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2010 alle ore 13:13.
Senza questo esecutivo si va al voto: la linea della maggioranza non cambia nonostante la nota del Quirinale. Che lunedì aveva replicato all'intervista di Maurizio Bianconi, in cui il vicepresidente dei deputati del Pdl ha accusato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, «di tradire la Costituzione». «Il confronto di ieri - scrivono oggi i capigruppo di Camera e Senato del Pdl, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri - dimostra che sono polemiche senza fondamento. Nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano al capo dello Stato».
L'aut aut della maggioranza. Nessuna messa in discussione delle prerogative del capo dello Stato, ma la maggioranza non vuole arretrare rispetto alle sue posizioni. «È indubbio che nel nostro sistema bipolare i cittadini trovino sulla scheda anche il nome del premier - proseguono Gasparri e Cicchitto -. E ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo». Mentre i finiani, per bocca del loro capogruppo Italo Bocchino, difendono Napolitano definendo «uno strappo istituzionale» l'attacco del Pdl.«È evidente che a Costituzione vigente - scrive Bocchino sul sito di Generazione Italia - i governi si formano in Parlamento e Napolitano non può assolutamente derogare a questa regola».
Le critiche della stampa cattolica. Anche gli organi di stampa cattolici fanno quadrato attorno al capo dello Stato. Secondo il quotidiano della Cei, la reazione di Napolitano «è stata inevitabile e appropriata nella sua misurata fermezza». In un editoriale firmato dal direttore Marco Tarquinio, Avvenire invita quindi «chi ha responsabilità politiche» a smettere «di farsi usare nell'irresponsabile gioco delle cannonate d'agosto, che ha cultori scriteriati e recidivi». Sulla stessa linea anche Famiglia Cristiana che, in un articolo in uscita domani, parla di «politica degli stracci» e di uso dei dossier «per polverizzare gli avversari». «La clava mediatica (o il "metodo Boffo") contro chi mette a nudo il re - scrive il settimanale dei paolini - è un terribile boomerang, in un paese che affoga in una melma di corruzione, scandali e affari illeciti».
La linea del Cavaliere. Insomma la maggioranza tiene il punto interpretando a pieno il pensiero di Silvio Berlusconi. Che ieri, dal buen ritiro di Villa Certosa, aveva espresso stupore per la nota del Quirinale, ma ha rassicurato i suoi sul da farsi: senza l'attuale esecutivo l'unica alternativa è andare al voto. Senza, però, è la convinzione del Cavaliere, arrivare al muro contro muro con Napolitano. Lo aveva detto anche Umberto Bossi ieri intervenendo da Ponte di Legno. «È meglio non esarcebare lo scontro. Noi abbiamo bisogno di fare le riforme e di avere un presidente della Repubblica che non sia contro di noi». Ed è questa anche la linea di Berlusconi tutto concentrato sulla stesura del programma in quattro punti (giustizia, fisco, federalismo e mezzogiorno) che venerdì, di ritorno a Roma, sottoporrà allo stato maggiore del partito.