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Parigi sotto accusa per l'operazione di rimpatrio forzato dei rom

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2010 alle ore 08:01.

PARIGI - Muta per settimane, a tratti apparentemente collaborativa, alla fine la Romania ha reagito alla «caccia ai rom» innescata da Nicolas Sarkozy. Di fronte all'operazione organica e strutturata di evacuazione dei campi nomadi francesi (si guardi la mappa), lanciata alla fine di luglio e ora in pieno svolgimento (oggi partiranno in aereo da Parigi verso Bucarest i primi 79 rom espulsi), il ministro romeno degli esteri, Teodor Baconschi, è andato giù duro. In un'intervista alla radio Rfi si è detto preoccupato «per i rischi di derive populiste in Francia e di reazioni xenofobe». E ha insistito sulla necessità di cooperare fra Parigi, Bucarest e l'Unione europea, «senza cedere alle febbri elettoralistiche».

L'accenno è più che chiaro. Al fatto che Sarkozy, ai minimi storici nei sondaggi e con in testa già la scadenza delle prossime presidenziali (nel 2012), per recuperare consensi stia cavalcando la fobia anti rom, assai trasversale nell'opinione pubblica del suo paese. Nei giorni scorsi un sondaggio realizzato dall'Ifop ha rivelato che il 79% dei francesi appoggia il presidente in questa nuova battaglia (il 60% di coloro che votano a sinistra).

Intanto ieri anche il portavoce di Viviane Reding, commissaria europea alla giustizia, ha preso le distanze da Parigi. Ha ricordato che «la Francia deve rispettare le regole relative alla libera circolazione dei cittadini Ue e i loro diritti a stabilirsi dove vogliono». E pure in Bulgaria, interessata, sebbene solo in minima parte, da questi rimpatri forzati dei rom, cominciano a levarsi molteplici critiche. «Siamo preoccupati – ha sottolineato Krassimir Kanev, presidente a Sofia dell'Ong Comitato Helsinki – perché si mettono in atto misure dirette a un gruppo etnico in particolare».

A Parigi hanno cercato subito di difendersi, soprattutto dagli attacchi in arrivo da Bruxelles. «Le nostre iniziative riguardano i rom presenti illegalmente in Francia – ha sottolineato Bernard Valero, portavoce del ministero degli Esteri -. E sono pienamente conformi con le regole europee». In effetti alla Romania e alla Bulgaria, che sono entrate nella Ue nel 2007, si applica (fino al 2014) un regime transitorio. Le popolazioni originarie di quei paesi possono accedere al territorio francese e restarvi liberamente per tre mesi, ma dopo devono giustificare risorse economiche sufficienti per mantenersi oppure provare che lavorano o studiano.

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Voli di rimpatrio per i rom al via, ma la strategia di Sarkozy fa acqua da tutte le parti

Partiranno domani, su un volo Parigi-Bucarest. Apparentemente senza ritorno. Sono i primi Rom,

Tags Correlati: Bernard Valero | Bucarest | Bulgaria | Ifop | Krassimir Kanev | Ministero degli affari Esteri | Nicolas Sarkozy | Ong Comitato Helsinki | Parigi | Pierre Lellouche | Teodor Baconschi | Unione Europea

 

I rom di origini rumene e bulgare presenti in Francia (circa 15mila, mentre più numerosi sono quelli già naturalizzati francesi, per lo più stanziali), vivono invece in campi illegali, spesso lavorando in nero. Fra l'altro proprio Pierre Lellouche, sottosegretario agli Affari europei, ha protestato più volte contro l'entrata di Romania e Bulgaria nello spazio Schengen, prevista nel 2011, chiedendo che sia rinviata. Ieri il ministro romeno Baconschi si è ricordato pure di lui, spiegando che «il modo di affrontare le cose del signor Lellouche è limitato dalla sua circoscrizione elettorale, l'ottavo arrondissement di Parigi», uno dei più ricchi.

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