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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 18:13.
La smentita è arrivata dal diretto interessato, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «A me dispiace deludere la sinistra, a partire dall'Unità che ha lanciato questa idea. Ma in realtà io faccio il sindaco, lo faccio dopo ben due candidature, nel 2006 e nel 2008 enon ho nessuna intenzione di cambiare questo mio compito». Dunque Alemanno non sarà il vicepremier di un ipotetico ticket con Silvio Berlusconi se si dovesse andare subito a elezioni. Così il sindaco di Roma ha stoppato l'ipotesi di una sua corsa verso Palazzo Chigi.
Idea che, per la verità, in ambienti berlusconiani era stata liquidata come una boutade estiva. «Alemanno ha governato talmente male a Roma - spiega un esponente di spicco del Pdl al Sole24ore.com - che l'ipotesi di una promozione non sta in piedi e comunque la Lega ne sbarrerebbe la strada e non accetterebbe mai un vicepremier del Pdl. Tanto più che il Carroccio non ha ancora digerito la vicenda dei 300 milioni assegnati a Roma Capitale dalla manovra estiva per sanare i debiti».
Alemanno, quindi, resta al suo posto. Ma da lì non manca di spezzare una lancia a favore di un ritorno dei centristi nella maggioranza («Udc e Lega superino i veti reciproci») di cui anche oggi si continua a discutere anche se Bossi e Casini sono ormai ai ferri corti. Ma la direzione sembra ormai imboccata e dal Pdl continuano ad arrivare segnali di pace verso i centristi. Oggi è stata la volta del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che dal palco del Meeting di Comunione e lIberazione ha invitato l'Udc a rientrare nella casa madre. Seguito di lì a poco dal vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, che ha poi rimbrottato l'editoriale di Famiglia Cristiana.
Oggi, infatti, il popolare settimanale cattolico, non nuovo a simili attacchi, è tornato a criticare pesantemente il presidente del Consiglio, accusato di non rispettare la Costituzione: Beppe del Colle in un editoriale pubblicato sul numero in edicola domani scrive del «Cavaliere rampante e la Costituzione dimezzata». E dentro il Pdl non mancano le reazioni. Da Maurizio Gasparri che accusa il direttore del periodico «di essere un caso umano» al sottosegretario Francesco Giro che parla «di pornografia politica», fino al ministro Sandro Bondi che si dice «disgustato» dal tono dell'editoriale.