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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 18:19.
Nel Sud è boom di reati contro la pubblica amministrazione. Una «mappa del malaffare», afferma un'indagine della Cgia di Mestre su dati tratti dalla relazione della Corte dei Conti, che vede concentrato nel Sud il 74% dei procedimenti avviati dalla giustizia amministrativa. Quelli in corso sono 3.680, 2.721 dei quali relativi a contenzioni riguardanti regioni del Meridione.
Le cause avviate in Italia nel 2009 sono state 1.652, pari a 2,75 ogni 100mila abitanti. Lo stock di giudizi ancora in corso ha toccato, al 31 dicembre 2009, quota 3.680, pari a 6,13 cause ogni 100mila abitanti.
Ma quali sono le fattispecie di reati che aggrediscono la pubblica amministrazione? Si tratta di procedimenti per tangenti, frodi comunitarie, illiceità nel conferimento di consulenze o nella retribuzione di incarichi a personale esterno, irregolarità gestionali nella realizzazione di opere pubbliche, illiceità nella gestione di servizi pubblici e della sanità. Un fenomeno, sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, che «mette a rischio la tenuta dei bilanci delle amministrazioni».
Al Molise spetta la maglia nera, con 31,48 cause aperte ogni 100mila abitanti, mentre il Veneto è la regione più virtuosa con 0,88 giudizi rimasti «ancora in piedi» al 31 dicembre scorso. Nel numero di giudizi aperti dopo il Molise si trova la Sicilia, con 23,2 cause rimanenti ogni 100mila abitanti, la Basilicata, 16,09, la Calabria, 13,29, la Campania, 13,28, e la Sardegna, 9,22. Dopo il Veneto, tra le regioni meno interessate da questo fenomeno, ci sono invece Emilia Romagna (0,97 ogni 100mila abitanti), Lombardia, 1,06, Piemonte, 1,20, Liguria, 1,80 e Friuli Venezia Giulia, 2,36.